Il ragazzo suicida nel CPR evidenzia il “fallimento dello Stato”

musa balde

Un fallimento. Non usa giri di parole il Garante per le persone private della libertà Mauro Palma nell’intervista rilasciata alla testata Redattore Sociale per parlare della tragica vicenda di Musa Balde, il 23enne della Guinea suicidatosi nel CPR di Torino dove era rinchiuso in isolamento sanitario.

Come (tristemente) noto, Musa Balde era stato barbaramente aggredito per le strade di Ventimiglia da tre italiani, probabilmente in seguito al tentato furto di un cellulare. Pestaggio che era stato anche ripreso dalla finestra di un palazzo con uno smartphone. Trasportato in ospedale, il 23enne era risultato irregolare e per questo trasferito al CPR di Torino, dove il giovane ha deciso di farla finita impiccandosi con un lenzuolo.

Un fatto che ha scatenato molte polemiche, dato che il CPR non poteva essere il luogo adatto per un ragazzo che aveva appena subito una violenta aggressione e che necessitava quindi di assistenza psicologica. Sottolineando l’inadeguatezza del CPR, Mauro Palma si è detto molto perplesso per questa risposta dello Stato a una persona che aveva subito violenza.

Mi chiedo se la sua fragilità sia stata presa in carico, era un obbligo dell’ente gestore – precisa Palma su Redattore Sociale – Che supporto è stato dato a questo ragazzo? Dobbiamo chiedercelo innanzitutto come collettività, perché c’è una responsabilità collettiva in questa storia“.

Palma ha puntato il dito contro le criticità del cosiddetto “Ospedaletto”, il corpo di fabbrica con 24 posti letto dove vengono collocati i casi di “isolamento sanitario”.

Scarsa sorveglianza sanitaria, impossibilità di passare qualche ora in spazi più ampi, niente telefoni (per chiamare qualcuno si deve fare richiesta al personale di Polizia), fino ad arrivare alla carenza di personale.

Una situazione inaccettabile, che ha spinto il deputato Erasmo Palazzotto (LeU) a presentare un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.

Davvero vogliamo permettere che in Italia un ragazzo poco più che ventenne venga trattato in questo modo? Pensiamo valga così poco la vita di una persona non europea? E’ questa l’accoglienza che vogliamo riservare a chi transita nel nostro Paese? – tuona Palazzotto, che conclude – Sabato lo Stato ha fallito, nel modo più doloroso, il suo compito di tutela e protezione della vita umana”.

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