Decreto sicurezza, è bagarre anche al Senato. La Lega fa di tutto per bloccarlo, il tempo stringe

decreto sicurezza scontro camera

Il decreto sicurezza ha i tempi contati e dalla maggioranza sperano di arrivare al via libera definitivo già oggi.

Proprio ciò che cercherà di evitare l’opposizione, capeggiata da Lega e Fratelli d’Italia, non solo tramite la presentazione di oltre 13.000 emendamenti (quasi tutti del Carroccio, ndr) ma anche con atteggiamenti certamente non consoni per un’Aula del Parlamento.

Nella seduta di ieri, infatti, i leghisti hanno impedito di parlare al ministro D’Incà, incarica ai Rapporti con il Parlamento nel governo Conte “bis”. Nel momento stesso in cui D’Incà ha annunciato che sarebbe stata posta la questione di fiducia, i senatori leghisti hanno messo a segno un vero e proprio assalto, togliendo il microfono al ministro e impedendogli di fatto di poter continuare il suo intervento.

Un gesto che dalla maggioranza, ed in particolar modo dal Partito Democratico, è stato definito di “vile squadrismo”. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali, il democratico Dario Parrini, ha attaccato senza giri di parole il presidente di turno del Senato, Ignazio La Russa, che ha lasciato fare ai leghisti senza intervenire.

Sta di fatto che il Carroccio proseguirà nel suo tentativo di ostacolare in tutti i modi l’approvazione del nuovo decreto sicurezza, che modifica radicalmente buona parte dei precedenti decreti Salvini. Come noto, l’ok del Senato deve arrivare entro la mezzanotte di sabato, altrimenti il decreto decadrà e sarà necessario riprendere l’iter dal principio.

Puntano proprio su questo le opposizioni, che non hanno affatto digerito i cambiamenti introdotti dalla maggioranza giallorossa sul tema immigrazione.

In particolare, il nuovo decreto sicurezza abbassa drasticamente le multe alle ONG, riduce notevolmente i tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana (da 48 a 24 mesi) e allarga i casi in cui l’espulsione non può essere disposta, come ad esempio quando il soggetto interessato proviene da un Paese dove rischia persecuzioni per il suo orientamento sessuale.

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