Vaccini anche ai migranti senza permesso, “Garantire il siero, è un’emergenza”

La problematica riguardante le vaccinazioni da garantire anche ai migranti è molto seria. Da qualche settimana più voci si sono levate su questo tema, tenendo presente che in Italia sono circa 500.000 le persone senza permesso di soggiorno, a cui si aggiungono circa 80.000 richiedenti asilo che sono ancora in attesa di una risposta.

Quasi 600.000 persone che rischiano di non ricevere il siero anti-Covid perché sprovvisti della documentazione necessaria (spesso anche della carta d’identità), oltre alla mancanza della tessera sanitaria e del medico di base. Per farla breve, prenotare il vaccino per questi soggetti è praticamente impossibile, dato il loro status di “invisibili”.

Una criticità notevole, se si pensa che parliamo di centinaia di migliaia di persone che vivono nel nostro Paese e che rischiano di contagiarsi, scatenando focolai. Un rischio molto alto, come sottolinea anche “Avvenire”, non solo per la salute dei migranti ma anche per tutti gli altri.

Tutto questo senza dimenticare che l’articolo 32 parla chiaro: la salute è un diritto fondamentale dell’individuo, garantito proprio dalla nostra Costituzione a tutti coloro che vivono sul territorio, anche temporaneamente.

Non è un caso se la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm) parla di “emergenza nell’emergenza“. Il silenzio del commissario Figliuolo su questo aspetto non fa che aumentare le preoccupazioni, anche se c’è chi sostiene che i migranti verranno considerati presto tra le fasce deboli da vaccinare.

Il Simm ritiene che non si possa più perdere tempo, e chiede quindi che la piattaforma nazionale di registrazione dei vaccini venga “prontamente aggiornata, in modo tale da permettere di default l’inclusione dei pazienti senza codice fiscale secondo le stesse sequenze di priorità clinica della popolazione italiana”.

Ma non è tutto, perchè è ovviamente necessario anche organizzarsi dal punto di vista logistico, oltre ad una maggiore flessibilità su questioni come la residenza e le documentazioni in possesso, onde evitare lungaggini burocratiche che in questo momento sono assolutamente da scongiurare, data l’emergenza sanitaria.

A questa enorme platea si aggiungono anche i circa 207.000 stranieri (la maggior parte lavoratori del settore domestico) che hanno fatto domanda di regolarizzazione la scorsa estate. Buona parte di queste domande giunte al Viminale sono rimaste ancora inevase: serve accelerare (e subito) anche su questo fronte.

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