Sette anni per la cittadinanza italiana: TAR dà finalmente ragione ad uno straniero

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La pratica, arenata ormai da sei anni e mezzo, è stata finalmente sbloccata grazie ad una sentenza del TAR dell’Emilia Romagna. E’ la storia di A.F., riportata anche da Bologna Today, e di una vera e propria odissea burocratica che ha visto protagonista questo cittadino straniero.

La domanda per la cittadinanza italiana era stata presentata da A.F. addirittura nel 2015. Lo straniero aveva dovuto attendere quattro anni per ricevere una risposta alla sua richiesta: nel 2019, infatti, la Prefettura aveva negato al richiedente la concessione della cittadinanza.

A.F. non si è perso d’animo e ha subito provveduto ad inoltrare ricorso ai giudici amministrativi: anche in questo caso lo straniero ha dovuto attendere altri due anni, prima della sentenza del TAR (risalente al 2021) che dà finalmente ragione al ricorrente, non solo nell’accogliere il ricorso ma anche nel merito dei fatti.

Il Tribunale ha quindi provveduto ad emanare una sentenza che annulla il decreto di inammissibilità della Prefettura.

Tuttavia l’odissea del cittadino straniero non è terminata lì. Sempre stando a quanto riferito dal sito Bologna Today, la pratica della cittadinanza per lo straniero non riusciva a sbloccarsi, costringendo l’interessato a chiedere al TAR di intervenire una seconda volta.

Finalmente, il TAR dell’Emilia Romagna ha dato definitivamente ragione allo straniero, emanando una seconda sentenza dove viene ordinato il completamento dell’iter per il riconoscimento della cittadinanza italiana entro 60 giorni. Nel caso dovessero insorgere ulteriori ritardi verrà nominato un commissario che avrà come compito proprio quello di portare a termine la pratica.

Ma non è tutto, perché l’amministrazione civile del Ministero dell’Interno è anche chiamata a pagare le spese del contenzioso sostenuto dal ricorrente: pertanto, l’amministrazione civile dovrà versare la somma di 3.000 euro.

Nella sentenza, il TAR precisa di aver già ordinato alla Prefettura di “procedere ad una nuova istruttoria della domanda, permettendo la regolarizzazione della stessa” nel primo pronunciamento. Il Tribunale ha tenuto a sottolineare come l’inadempienza da parte della Prefettura sia da “rilevare e stigmatizzare”, imponendo quindi di rimediare.

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