Nel 2021 sono morti nel Mediterraneo quasi 2.000 migranti

Il bilancio di fine anno sui migranti che hanno perso la vita in questi ultimi 12 mesi nel mar Mediterraneo fa emergere un numero semplicemente spaventoso.

Nel 2021, infatti, sono quasi 2.000 le persone che non sono riuscite a sopravvivere alle traversate: il numero esatto è 1.864, una cifra leggermente più bassa rispetto al 2019 (quando furono 1.885) ma tristemente più alta dello scorso anno, quando il numero dei morti si fermò a 1.448.

Se si guardano i dati dal 2014 in poi, ovvero dall’anno in cui l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) ha avviato il monitoraggio, viene fuori che in sette anni hanno perso la vita nel mar Mediterraneo oltre 23.000 migranti, di cui 1.506 in quella famosa “rotta centrale”.

Molti di coloro che hanno affrontato la traversata stanno lasciando la Libia, dove la situazione resta sempre insostenibile: la situazione di pace e sicurezza è migliorata nel Paese, ma rifugiati e migranti continuano ad essere trattati in maniera brutale, tanto da spingere l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a chiedere al governo libico di affrontare con umanità la situazione dei richiedenti asilo, in conformità con il diritto internazionale sui diritti umani.

Stando all’ultima indagine eseguita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel 2021 le persone che hanno dovuto lasciare la propria casa sono state 84 milioni, una cifra in aumento rispetto al 2020 e al 2019.

Le persone lasciano la propria abitazione principalmente in seguito a conflitti, andando alla ricerca di una vita migliore: una situazione ormai nota in molti Paesi africani. Basti pensare all’aumento degli attacchi jihadisti in Burkina Faso, ma anche le atrocità commesse da gruppi armati in Congo e le violenze intercomunitarie nella regione del Darfur, in Sudan.

L’UNHCR si sofferma anche sul pesante conflitto nella regione etiope del Tigray, che quest’anno ha provocato un massiccio sfollamento.