Mazzette e favori sessuali per il permesso di soggiorno in Questura: nove arresti a Torino

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Le scorciatoie per rendere più veloci le pratiche per il permesso di soggiorno andavano dalle mazzette ad una serie di favori, tra cui anche quelli di natura sessuale.

E’ quanto emerso in un’inchiesta sui permessi di soggiorno o protezione umanitaria condotta dalla Questura di Torino, che si è accorta di una serie di anomalie riguardanti la trattazione delle pratiche di rilascio o rinnovo dei suddetti permessi e ha deciso di vederci più chiaro.

Già dalle prime indagini è venuto fuori che non si trattava di qualche caso isolato, ma di un vero e proprio sistema truffaldino che andava avanti ormai da diverso tempo.

Stando all’inchiesta, che è stata avviata nel gennaio 2021, l’associazione a delinquere composta da cittadini italiani e stranieri era riuscita a stabilire delle corsie preferenziali per favorire una velocizzazione delle pratiche, evitando quindi di dover fare code e saltando diversi passaggi burocratici.

Finora sono nove le persone arrestate, tra cui due poliziotti e un mediatore culturale dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino.

Si tratta di un vice commissario, un agente scelto in servizio all’ufficio immigrazione e un mediatore culturale di origine afgane.

Stando alle prime rivelazioni dei due agenti, la rete di persone coinvolte nell’associazione a delinquere sarebbe anche più ampia di quanto inizialmente immaginato, tanto è vero che uno degli indagati – come riportano La Repubblica e Fanpage – avrebbe riferito che il sistema di corsie preferenziali era già particolarmente collaudato al suo arrivo nell’ufficio immigrazione.

E non è tutto, perché il mediatore avrebbe costruito un giro talmente ampio per l’accelerazione delle pratiche di asilo e protezione internazionale da andare oltre i confini piemontesi: su tutti questi aspetti sta indagando la Procura di Torino.

Nel frattempo, risultano indagati anche sei intermediari stranieri di varie nazionalità, che avevano il compito di individuare i possibili “clienti”. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.

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