Finti rapporti di lavoro per ottenere i permessi di soggiorno: in 28 a processo

tribunale islam donna

Fingevano rapporti di lavoro in realtà inesistenti per consentire ai cittadini stranieri di presentarsi in Questura con la documentazione necessaria per richiedere (o rinnovare) il permesso di soggiorno. Ovviamente, questo sistema truffaldino prevedeva il pagamento di un compenso, che veniva elargito dagli stranieri alla rete di imprenditori italiani attivi nel ferrarese e nelle province limitrofe.

Sono 28 gli imputati finiti sotto processo per aver indotto tramite atti falsi l’ufficio immigrazione della Questura di Ferrara a rilasciare permessi di soggiorno che in realtà non avrebbero mai dovuto essere concessi. Gli imputati sono inoltre accusati a vario titolo di violazione delle leggi sull’immigrazione.

La prima fase, con l’ammissione delle liste testi e delle prove documentali, si è conclusa una settimana fa in Tribunale, davanti al giudice Alessandra Martinelli. Il prossimo 10 novembre prenderà il via il dibattimento, con la testimonianza di uno degli ispettori della Polizia di Stato che hanno condotto le indagini coordinate dal pm Isabella Cavallari.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, tra il 2014 e il 2016 gli imprenditori italiani attivi nella provincia estense e in quelle adiacenti avevano messo in piedi un vero e proprio sistema criminale, basato sulla certificazione di un rapporto di lavoro con stranieri di varia nazionalità per consentire agli stessi di inoltrare domanda di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.

Tuttavia, l’individuazione di alcune anomalie ha portato le forze dell’ordine a volerci vedere più chiaro. Le indagini hanno fatto emergere che in realtà gli stranieri non lavoravano affatto in quelle aziende: le verifiche condotte assieme all’INPS e alla Direzione del Lavoro hanno accertato che quelle società non erano in condizione di assumere un numero di dipendenti così elevato.

La stessa INPS si è trovata costretta ad annullare circa 148 rapporti di lavoro e contestare l’indebita percezione di prestazioni sociali nonché le contribuzioni per lavoro dipendente per oltre 450mila euro.

error: Content is protected !!