La protezione temporanea per gli ucraini in fuga prorogata di 6 mesi

I permessi di soggiorno in scadenza al 4 marzo 2023, che erano stati rilasciati ai beneficiari di protezione temporanea ai sensi della decisione di esecuzione 2022/382 del Consiglio dell’Unione europea del 4 marzo 2022, «conservano la validità per sei mesi».


Alla fine è stato raggiunto l’accordo sulla direttiva di protezione temporanea, che viene applicata per la prima volta nella storia per rispondere all’emergenza profughi provocata dalla guerra in Ucraina.

Date le ultime previsioni, che parlano di almeno 8 milioni di rifugiati ucraini, l’Europa unita ha deciso di applicare la direttiva all’unanimità: anche i Paesi di Visegrad hanno votato a favore.

Pertanto, tutte le persone che sono “stabilmente residenti” in Ucraina vengono considerate rifugiati per la durata minima di un anno, in modo tale da poter circolare liberamente in Europa e godere di assistenza.

Proprio la “residenza stabile” ha rappresentato il fattore decisivo per dare il via libera all’applicazione della direttiva all’unanimità.

Polonia, Ungheria, Slovacchia e Romania, infatti, avevano bloccato in un primo momento la direttiva di protezione temporanea a causa di quelli che vengono definiti “rifugiati dell’ultima ora”, ovvero immigrati in fuga dai Paesi del Medio Oriente e dall’Afghanistan.

Chiaramente si è fatto di tutto per evitare una spaccatura che in questo momento sarebbe stata fortemente deleteria, senza dimenticare che oggi, con la guerra in corso, è difficile distinguere l’origine dei rifugiati.

La soluzione scelta è che ogni Paese potrà affiancare una normativa nazionale alla direttiva di protezione temporanea, a patto che non sia in contrasto con la normativa europea. Pertanto, ogni Paese sceglierà la tipologia di assistenza da fornire ai rifugiati.

In più, la permesso soggiorno protezione temporanea non si applica a chi si trovava “temporaneamente” in Ucraina: pertanto chi aveva un permesso di breve durata o per studio viene escluso dalla direttiva.

In questo modo si evita anche la ridistribuzione dei profughi in base alle percentuali stabilite dal bilancio europeo, che avrebbe creato un precedente pericoloso per i governi sovranisti di Polonia e Ungheria.

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