Cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri, la speranza delle seconde generazioni

Tra i temi principali del dibattito politico spicca lo Ius Soli, ovvero la misura che garantirebbe la cittadinanza italiana a tanti ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori stranieri. Il Partito Democratico la considera una priorità, come sottolineato anche dal nuovo segretario dei “Dem”, Enrico Letta.

Uno dei movimenti che si sta impegnando tantissimo per il raggiungimento di questo risultato è senza dubbio “Italiani senza cittadinanza“, in prima fila in questa battaglia e spesso promotore anche di numerose iniziative di varia natura. In un’intervista rilasciata al quotidiano online “Il Dubbio”, l’attivista Jovana Kuzman – che fa parte proprio di questo movimento – ha voluto chiarire una volta di più che ciò che ha più importanza è il contenuto, e non la forma.

Jovana Kuzman, nell’evidenziare come il governo Draghi abbia un’ampia maggioranza e potrebbe agevolmente approvare lo Ius Soli, ha voluto mettere in evidenza anche la situazione di tutti coloro che sono giunti in Italia da piccoli e devono fare i conti con una procedura ancora più lunga e complicata rispetto a chi nasce nel nostro Paese da genitori stranieri.

Nel secondo caso, infatti, è necessario attendere la maggiore età, ed è senza dubbio una tempistica molto lunga. Ma per coloro giunti in Italia in tenera età va anche peggio, dato che se la domanda di cittadinanza italiana del genitore si protrae fino al raggiungimento della maggiore età, ecco che il ragazzo o la ragazza rischiano di rimanere “stranieri” dal punto di vista documentale anche dopo i 18 anni.

Una situazione che crea una lunga serie di ingiustizie, come ad esempio l’esclusione dai viaggi d’istruzione o dai concorsi: lo abbiamo visto anche durante questa pandemia, “con diversi bandi per medici o operatori sanitari che non contemplavano individui senza cittadinanza italiana o permesso di soggiorno di lungo periodo”, spiega Jovana Kuzman.

Infine, i soggetti che si trovano in questa condizione non possono votare e pertanto sono impossibilitati a partecipare alla vita democratica del Paese, costretti a subire passivamente le scelte altrui senza potersi esprimere.

Sullo Ius Culturae, che sembra trovare maggiore riscontro nel Movimento 5 Stelle, Jovana Kuzman ha delle perplessità: “Ai tempi in cui si presentò la questione dello Ius culturae, vi era chi voleva legare la cittadinanza al profitto scolastico – racconta al ‘Dubbio’ – Intendimento che non condividevo, poiché il rendimento scolastico non sempre dipende esclusivamente dal ragazzo ma è influenzato anche da fattori esterni”.

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