Saman, si cerca nei campi vicino casa. Al fidanzato: “Se sparisco, chiama la polizia”

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Un audio, inviato al fidanzato la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio, dove Saman Abbas afferma chiaramente di temere per le proprie sorti.

“Non sono fiduciosa, se non mi faccio sentire per due giorni allerta le forze dell’ordine”, le parole della 18enne pakistana, che si rifiutava categoricamente di acconsentire al matrimonio combinato fortemente voluto dalla sua famiglia, anche perché innamorata del suo fidanzato, anch’egli pakistano.

Sulle spose bambine e codice rosso esiste specifica disciplina di tutela nel decreto codice rosso.

Saman aveva origliato alla porta dopo l’ennesimo litigio, sentendo chiaramente sua madre pronunciare le parole “E’ l’unica soluzione”, in riferimento alla necessità di eliminare quella figlia che proprio non accettava di sottomettersi alle regole.

La presunta uccisione della 18enne sarebbe stata pianificata alla perfezione dallo zio, come raccontato anche dal fratello 16enne di Saman (che afferma di non aver partecipato all’atto di sangue), che ora si trova al sicuro in una comunità protetta nel Bolognese. La famiglia, dopo il probabile barbaro omicidio, è partita dalla cittadina di Novellara (Reggio Emilia) alla volta del Pakistan.

Le forze dell’ordine stanno scandagliando i campi nei pressi dell’abitazione dove viveva Saman (scomparsa nel nulla da oltre un mese, ndr) assieme alla sua famiglia. In questa settimana si procederà ad una scansione più approfondita del sottosuolo grazie all’ausilio di un drone e di un elettromagnetometro.

La vicenda di Saman Abbas è diventata uno dei temi principali anche nel dibattito politico. In un post su Facebook, il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha parlato di “enorme preoccupazione” per la sorte della giovane pakistana.

“L’Emilia-Romagna non ha intenzione di restare in silenzio – le parole di Bonaccini – Ogni individuo deve poter scegliere liberamente della propria vita, dovere delle istituzioni è difendere e garantire questo diritto. E’ una battaglia di civiltà, che ci riguarda tutti e non ammette divisioni”.

E c’è anche chi propone di togliere il permesso di soggiorno a coloro che impediscono ai propri figli di frequentare la scuola. “Forse le istituzioni non dovrebbero garantire permessi di soggiorno a chi proibisce l’accesso alla scuola ai figli“, afferma Maura Manghi, coordinatrice di Italia Viva a Reggio Emilia.

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