Passaporto vaccinale, la Cina anticipa tutti. Pechino rilascerà un certificato su WeChat

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Mentre l’Unione Europea cerca di capire come strutturare al meglio la proposta del passaporto vaccinale, che dovrebbe consentire un ritorno ai viaggi internazionali in sicurezza e la salvaguardia del settore turistico in vista della stagione estiva, ci sono alcuni Paesi extra UE che si stanno già muovendo concretamente per avviare già la misura a pieno regime.

Tra questi non poteva mancare la Cina, che è il primo Paese ad emettere un passaporto vaccinale che accerta la propria immunizzazione al Covid-19.

Pechino ha infatti optato per la piattaforma WeChat, che consentirà il rilascio di un certificato (digitale o cartaceo) dove verrà mostrato lo stato vaccinale del cittadino e anche il risultato dei test che ha effettuato per controllare l’eventuale infezione da Covid-19.

Come precisato dall’AGI, al momento il passaporto vaccinale annunciato dalla Cina è a disposizione per i soli cittadini del paese asiatico. Almeno fino ad ora non è prevista l’obbligatorietà.

Ma come fare per informare gli altri Paesi sullo stato vaccinale dei propri cittadini in caso di viaggi internazionali? La modalità scelta da Pechino è quella del codice Qr che permetterà alle autorità degli altri Stati di conoscere la situazione sanitaria dei turisti provenienti dalla Cina.

Un sistema che in Cina viene utilizzato già con un certo successo nei trasporti pubblici e anche nei luoghi ad alto afflusso, con la comparsa di un codice “verde” nel caso il cittadino non sia entrato in contatto con persone che avevano contratto il Covid-19.

Tramite un proprio portavoce, il Ministero degli Esteri cinese ha precisato che lo scopo del passaporto vaccinale annunciato su WeChat è quello di “contribuire a promuovere la ripresa economica mondiale e facilitare i viaggi transfrontalieri”.

Anche negli USA e in Israele si stanno svolgendo esperimenti relativi al passaporto vaccinale. In Europa si dovrebbe arrivare ad una proposta condivisa entro marzo.

L’Italia, come precisato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, si muoverà “in sintonia con l’Unione Europea”, con il Garante della Privacy che ha già fatto presente come il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale dei cittadini debba essere oggetto di una norma di legge nazionale.

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