Parma, sentenza “smonta” decreto Salvini: richiedenti asilo possono iscriversi all’Anagrafe

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Mentre infiamma la polemica politica per l’approvazione del Decreto Sicurezza “bis”, avvenuta ieri grazie alla questione di fiducia posta dal governo Conte che ha visto il voto favorevole delle due forze che compongono la maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle (anche se i pentastellati con molti mal di pancia interni, ndr), in tutta Italia continuano ad essere emesse sentenze che “smontano” il provvedimento fortemente voluto da Matteo Salvini e dai leghisti.

L’ultima notizia in tal senso arriva da Parma, e precisamente dal Tribunale del capoluogo di provincia emiliano, dove il giudice ha ordinato al Comune di Parma, in persona del Sindaco, pro tempore, “l’immediata iscrizione nel registro anagrafico della popolazione residente”.

Sostanzialmente tutto il contrario di ciò che invece si legge nel Decreto Sicurezza originale, varato dal Parlamento negli scorsi mesi, dove viene precisato che i richiedenti asilo non possono richiedere l’iscrizione all’anagrafe dei Comuni.

Una discriminazione oltre che sul piano morale e etico, anche nel pratico, dato che a questi individui vengono di fatto negati una serie di diritti imprescindibili per qualsiasi essere umano, in primis quello alla salute ma anche l’accesso ai servizi sociali o ai sussidi economici.

L’ordinanza, la prima nel territorio di Parma, arriva in seguito dopo il rigetto nei confronti di un richiedente asilo, che ad aprile aveva appunto chiesto di essere iscritto all’anagrafe del comune parmigiano ricevendo risposta negativa un mese dopo proprio in virtù delle norme contenute nel decreto immigrazione.

Il magistrato ha stabilito che il decreto sicurezza, di fatto, non è sufficientemente “chiaro”.

Come precisato nella sentenza, in nessuna norma vengono citati “documenti che costituiscano ‘titolo’ per l’iscrizione anagrafica“.

Ecco perchè la preclusione dell’iscrizione anagrafica non viene considerata ragionevole dal giudice, “in quanto il soggetto richiedente protezione internazionale rimarrebbe in una sorta di limbo sino alla definizione del suo procedimento che potrebbe durare svariati anni”.

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