Migranti, via libera all’accordo Italia-Albania: che cosa cambierà

Dopo un lungo e complesso percorso, il parlamento albanese ha approvato a maggioranza semplice, con il consenso di 77 deputati, l’accordo con l’Italia sul tema dei migranti. Nonostante il boicottaggio dell’opposizione e delle associazioni per i diritti umani, e dopo il ricorso fatto dal Partito Democratico Albanese, alla fine l’accordo verrà ratificato.

Sottoscritto nel novembre 2023 da Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama, l’accordo rientra nella strategia di esternalizzazione delle frontiere messa in atto dall’Europa. Fa parte quindi degli accordi con i Paesi extra-europei che sono utili per gestire il flusso migratorio, come quello stipulato con la Turchia nel 2016.

Questo accordo in particolare, tra Italia e Albania, consiste nel trasferimento in Albania degli immigrati che vengono soccorsi dall’Italia in acque internazionali. I centri in cui i migranti saranno trasferiti in Albania saranno due e potranno ospitare fino a 3 mila persone ciascuno, ma nel tempo, secondo Giorgia Meloni, potranno gestire un flusso migratorio di 36 mila persone ogni anno.

I migranti irregolari verranno trasferiti nei centri in questione in attesa che l’Italia possa analizzare le loro domande d’asilo. Da precisare che, nell’accordo, l’Albania mette a disposizione il suo territorio per la costruzione dei due centri, ma le spese delle strutture sono a carico dell’Italia, ed anche la giurisdizione a cui devono rispondere è italiana.

All’Italia, inoltre, è affidata la sicurezza interna del centro, mentre all’Albania viene affidata quella esterna. Giorgia Meloni ha dichiarato che si tratta di una soluzione innovativa e di respiro europeo, dicendosi molto soddisfatta dell’accordo raggiunto.

Invece, le associazioni per i diritti umani e l’opposizione si sono schierati duramente contro l’accordo. In base a quanto concordato, nei centri in Albania non potranno andare donne, bambini, anziani e soggetti vulnerabili. Come dichiarato da Emergency, sarà dunque necessario fare uno screening direttamente in mare tra soggetti vulnerabili e quelli che non lo sono, aspetto impraticabile.

Inoltre, secondo l’associazione potrebbero verificarsi delle disparità di trattamento tra chi approda in Italia e chi invece in Albania. Il secondo punto di dibattito è quello legato alla giurisdizione italiana: secondo molti, questo avrebbe potuto ledere l’integrità territoriale dell’Albania, ma tale problema è stato superato dopo il ricorso alla Corte Costituzionale.

Ad ogni modo, i due centri saranno aperti già dalla prossima primavera, nel porto di Shenjin e a Gjader. Il presidente albanese Begaj, per pura formalità, dovrà promulgare la legge di fatto già approvata, e poi sarà possibile dare il via all’accordo in tutto e per tutto.

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