I 30 anni della legge 91/92, 1,5 milioni di persone senza cittadinanza: “Via questa ingiustizia”

cittadinanza italiana suarez 3 ottobre piazza

Sono passati esattamente 30 anni dall’introduzione della legge 91/92, varata il 5 febbraio 1992 e basata sul principio dello Ius Sanguinis, ovvero sulla possibilità di acquisire la cittadinanza italiana solo in caso di genitore o ascendente in possesso della cittadinanza stessa.

Oggi, a tre decenni di distanza, l’esistenza di questa legge penalizza all’incirca un milione e mezzo di potenziali italiani. E’ ciò che emerge dall’ultimo studio condotto dal Centro Studi e Ricerche Idos e dalle Rete che promuove la campagna “Dalla parte giusta della storia”, proprio in occasione del trentennale della legge 91/92.

Se la cittadinanza italiana fosse infatti estesa, con efficacia retroattiva, a tutti i nati sul territorio nazionale, ammonterebbero a 860.000 gli stranieri residenti che potrebbero acquisirla: basti pensare che nelle scuole italiane il 65,4% degli studenti stranieri (due su tre) è nato in Italia, con una percentuale in salita nelle scuole primarie (74,6%) e in quelle dell’infanzia (81,6%).

Oltre a questi 860.000, sono altrettanti i ragazzi e le ragazze che avrebbero diritto di cittadinanza tramite l’introduzione dello Ius Culturae, come emerge sempre nell’indagine.

“Vogliamo che sia l’ultimo compleanno di questa legge ingiusta”: sono queste le parole di Ada Ugo Abara, presidentessa di ArisingAfricans, una delle associazioni delle nuove generazioni che animano la Rete per la Riforma della Cittadinanza.

“Nelle settimane scorse, anche io, come la legge, ho compiuto 30 anni. E nonostante viva in Italia fin da bambina, sia trevigiana, lavori da anni come professionista, non ho ancora la cittadinanza – prosegue Abara – Attorno a noi cambia tutto, tranne questa legge. Per questo abbiamo lanciato la challenge #ècambiatoQUASItutto con cui invitiamo tutte le persone a postare una propria foto del ‘92 e raccontare cosa è cambiato da allora”.

La Rete ha in programma una serie di iniziative: si comincia domani, sabato 5 febbraio,  con la challenge digitale #ècambiatoQUASItutto. Sempre domani verrà anche inviata una memoria alla Commissione Affari Costituzionali e ai partiti italiani per chiedere l’introduzione di una nuova legge entro la fine della legislatura (in scadenza tra un anno).

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