Falsificavano le dichiarazioni dei redditi per il permesso di soggiorno: 48 indagati

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La Guardia di Finanza di Ferrara ha provveduto a denunciare un commercialista e due suoi collaboratori, accusati di aver fornito false dichiarazioni dei redditi a cittadini stranieri per favorire il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Come riporta anche Il Resto del Carlino, sempre le Fiamme Gialle hanno poi individuato 45 stranieri, per lo più di nazionalità nigeriana, coinvolti nella truffa: anche per loro è scattata la denuncia.

L’inchiesta portata avanti dalla Guardia di Finanza ha fatto emergere una serie di reati, tra cui associazione a delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falso in atto pubblico e induzione in errore di pubblico ufficiale.

L’indagine della GdF di Ferrara è partita in seguito ad una serie di segnalazioni da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, dove erano giunte molte domande di rinnovo dei permessi di soggiorno da parte dei cittadini di nazionalità nigeriana che risiedono nella provincia di Ferrara.

Fin da subito il sospetto è che venissero fatte attribuzioni semplicemente formali della partita IVA per i clienti, senza che in realtà fosse mai stata aperta alcuna attività imprenditoriale.

Proprio queste attività dovevano servire a dimostrare che il soggetto richiedente era in possesso del reddito sociale superiore alla soglia minima e che fosse oltretutto operante in ambiti come il commercio al dettaglio o l’ingrosso, ma anche il manifatturiero o l’artigianato. In questo modo si consentiva al cittadino straniero di avere il via libera per istituire le pratiche per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Le indagini della Guardia di Finanza ferrarese hanno permesso di scoprire che i sedicenti neo imprenditori non erano in possesso di nulla: niente attrezzature, nessun macchinario, nemmeno un dipendente e ovviamente non c’era traccia di rapporti con clienti e fornitori o di una sede effettiva.

Il commercialista e i suoi collaboratori provvedevano ad inserire nella dichiarazioni presentate al fisco in via telematica dei dati assolutamente fittizi (fatturato e spese), che riguardavano una contabilità degli “imprenditori” nigeriani che di fatto non esisteva.

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