Colf e badanti, il lockdown ha favorito la regolarizzazione: contratti in aumento

La pandemia di coronavirus e le conseguenti restrizioni sembrano aver prodotto benefici alle lavoratrici e ai lavoratori del settore domestico in termini di regolarizzazioni.

Come emerso dall’ultimo report elaborato dall’INPS, che prende il nome di Osservatorio sui lavoratori domestici e che fa riferimento all’anno 2020, si registra un incremento dei versamenti contributivi nelle casse dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, i versamenti contributivi per l’anno 2020 sono stati 920.722, con un aumento rispetto al 2019 pari a +7,5% (+64.529 lavoratori).

La tendenza alla decrescita nei livelli occupazionali di questa categoria, cominciata nel 2013, torna finalmente ai livelli precedenti al 2015.

Ma quali sono i fattori che hanno inciso maggiormente su questo aumento? Come spiegato proprio nel report dell’INPS, l’incremento è dovuto al lockdown imposto subito dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19, che ha reso sempre più necessaria “l’instaurazione di rapporti di lavoro regolari per consentire al lavoratore di spostarsi liberamente per motivi di lavoro”; inoltre, l’INPS sottolinea l’importanza della successiva “norma che ha regolamentato l’emersione di rapporti di lavoro irregolari contenuta nel D.L. n.34 del 19/05/2020 (decreto “Rilancio”)”, che ha interessato prevalentemente i lavoratori stranieri “e i cui effetti probabilmente si estenderanno anche al 2021”.

L’altro dato di grande interesse che emerge dal report è la percentuale di lavoratori e lavoratrici stranieri nel settore domestico. Il 68,8% di colf e badanti è infatti di nazionalità straniera, con la maggior parte che proviene dai Paesi dell’Est Europa: 351.684 lavoratori, pari al 38,2% del totale.

A seguire troviamo i 287.610 lavoratori di cittadinanza italiana (31,2%), subito dopo i lavoratori delle Isole Filippine (7,3%) e poi colf e badanti provenienti dai Paesi del Sud America (7,29).