Vinta la class action degli stranieri contro i ritardi di Questura e Prefettura

Class action dei lavoratori stranieri contro i ritardi della regolarizzazione: vincono al TAR

Una class action contro il Ministero dell’Interno per i ritardi prolungati nella richiesta di regolarizzazione. Cento lavoratori stranieri hanno proposto una class action contro il Ministero a causa dei ritardi nella risposta alle domande di regolarizzazione presentate nel 2020, ed hanno vinto.

Il TAR della Lombardia ha condannato il Viminale e Prefettura di Milano per i ritardi prolungati degli uffici nelle richieste di regolarizzazione.

Nel maggio 2020 il governo Conte aveva proposto una regolarizzazione per gli stranieri che lavoravano nel settore domestico o nell’agricoltura. Peccato che le domande siano rimaste inevase, ben tre anni e mezzo dopo.

Gli stranieri che hanno proposto la class action contro le amministrazioni statali avevano in mano solo il primo permesso di soggiorno o la domanda di regolarizzazione (dal decreto di maggio 2020) e ancora oggi sono in attesa di risposta, non hanno potuto, a causa dei ritardi dell’amministrazione, iscriversi all’anagrafe, oppure aprire un conto bancario, lasciare l’Italia o farsi assumere.

Nove di loro hanno effettuato il primo ricorso ed altri cento, sostenuti da associazioni varie, si sono aggiunti successivamente.

Il TAR lombardo ha riconosciuto così a carico delle amministrazioni statali un inadempimento grave e generalizzato e quindi la domanda di 109 lavoratori stranieri è stata accolta.

Secondo il TAR il grave ritardo ha impedito ai ricorrenti di vivere in regola e di svolgere molte operazioni della vita quotidiana. La condanna per l’amministrazione è a concludere le richieste di regolarizzazione entro 90 giorni.

Gravissimi ritardi del Ministero dell’interno (prefetture e questure)

I gravissimi ritardi del Ministero dell’interno (prefetture e questure) nel rilasciare alle persone straniere documenti imprescindibili per il loro vivere quotidiano provocano gravissimi danni, quali la perdita del lavoro, la mancata iscrizione al Servizio sanitario, l’impossibilità di esercitare i diritti sociali collegati alla titolarità del permesso.

Ritardi che non si riscontrano, a questo livello, per i cittadini e le cittadine italiani/e, collocando sempre più spesso le persone straniere in una condizione di marginalità sociale, che poi diventa “materiale” propagandistico politico.

La class action è stata proposta ai sensi dell’art. 1 del D.lgs. n. 198/2009 (class action pubblica) per mancata conclusione dei procedimenti amministrativi di emersione come disciplinata dall’art. 103, del D.L. n. 34/2020 e l’azione di classe pubblica è stata presentata per la condanna delle amministrazioni resistenti.

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