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Pensione per gli extracomunitari, come funziona? Tutto ciò che c’è da sapere

Se le regole per ottenere la pensione sono piuttosto simili sia per gli italiani che per i comunitari, diverso è il discorso per i lavoratori extracomunitari, dato che si deve tenere conto della data in cui gli stranieri hanno iniziato a versare i contributi nel nostro Paese.

Il diritto internazionale stabilisce che tutti i lavoratori stranieri hanno gli stessi diritti e devono godere degli stessi trattamenti a prescindere se si tratti di comunitari o extracomunitari.

Ciò significa che la pensione deve essere garantita anche alla popolazione straniera, che possono goderne anche se fanno rientro nel proprio Paese d’origine in quanto si tratta di una prestazione collegata ai contributi versati.

Non può avvenire lo stesso con le prestazioni assistenziali, che invece richiedono come requisito anche la residenza effettiva sul territorio italiano: pertanto il cittadino straniero non può di fatto “esportarle”.

Tuttavia, anche per fare rientro nel proprio Paese e godere la pensione maturata con il versamento dei contributi è necessario rispettare alcune condizioni ed essere in possesso di determinati requisiti.

Per prima cosa, per poter ottenere la pensione italiana dopo il rimpatrio bisogna aver compiuto 67 anni (66 con adeguamento alla speranza di vita). Una volta compiuti i 67 anni di età, il lavoratore extracomunitario può richiedere la pensione per i periodi contributivi versati durante la sua permanenza in Italia.

Tuttavia, per poter ottenere la pensione il lavoro svolto non deve essere stagionale, come stabilito dalla legge numero 189 del 2002: per godere del trattamento italiano persiste infatti questo importante vincolo.

In più, come accennato, va tenuto conto della data in cui gli stranieri hanno svolto il lavoro nel nostro Paese. La differenza, infatti, riguarda il sistema retributivo e il sistema contributivo.

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La data che introduce la riforma Dini, ovvero il sistema contributivo di calcolo delle pensioni, è quella del 1 gennaio 1996.

I cittadini stranieri che sono stati assunti per la prima volta in Italia dopo il 31 dicembre 1995 possono quindi chiedere la pensione di vecchiaia senza la necessità di completare i 20 anni di contributi minimi richiesti.

Tuttavia questa agevolazione riguarda solo il rimpatrio: nel caso di assenza di rimpatrio, il lavoratore straniero deve garantire 20 anni di contributi. L’alternativa è la pensione di vecchiaia a 71 anni con 5 anni di contributi.

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