I giovani di seconda generazione senza cittadinanza sono oltre un milione

cittadinanza italiana ius culturae

Sono oltre un milione i minori stranieri di “seconda generazione” che non possono ottenere la cittadinanza italiana con lo ius soli o ius culturae ma dovranno attendere il percorso previsto dall’odierna legge di cittadinanza.

E’ il dato che emerge dal Dossier Statistico Immigrazione, curato da IDOS in partenariato con “Confronti” e con il sostegno dell’8XMille della Tavola Valdese.

La nuova edizione, che verrà distribuita gratuitamente al pubblico il prossimo 24 ottobre, risponde ad alcune domande ben precise, specialmente quelle che fanno appunto riferimento ai figli dei migranti in Italia.

Rispetto al 2011, il numero dei soli nati in Italia è praticamente raddoppiato.

Come evidenziato nel Dossier, nell’anno scolastico 2017/2018 oltre 541.000 sono stati seduti nei banchi di scuola: si tratta dei due terzi (63,1%) dei circa 842.000 alunni stranieri complessivi che hanno frequentato le scuole italiane (il 9,7% del totale degli scolari).

I giovani di “seconda generazione” hanno la cittadinanza di un Paese lontano, dove nella maggior parte dei casi non hanno mai messo piede e di cui conoscono poco o nulla, mentre risultano perfettamente integrati nella vita sociale del nostro Paese.

Questi ragazzi e queste ragazze parlano perfettamente la lingua italiana, mentre hanno una conoscenza molto approssimativa del linguaggio del Paese di origine dei loro genitori.

Uno dei mondi che favorisce l’integrazione e la socializzazione dei giovani di “seconda generazione” è certamente lo sport, anche se proprio la mancanza di una legge specifica (come ad esempio lo Ius Soli o lo Ius Culturae) fa sì che si verifichino assurdità come quella che riguarda l’atleta Alessia Korotkova, campionessa di taekwondo ma impossibilitata a gareggiare con la Nazionale italiana.

Per questo il Parlamento sta esaminando un disegno di legge che dovrebbe finalmente garantire la cittadinanza italiana ai soli nati nel nostro Paese.

La linea è quella dello Ius Culturae, ovvero la concessione della cittadinanza in seguito alla positiva conclusione di un ciclo di studi nel nostro Paese, come riportato anche dall’Agenzia Internazionale Stampa Estero (AISE).

È urgente riconoscere la cittadinanza italiana a questi giovani, perché sono parte integrante del presente, e non solo del futuro del nostro Paese – afferma Claudio Paravati, direttore del Centro Studi e Rivista Confronti – solo così potranno ridursi quei cortocircuiti identitari che ostacolano il percorso di crescita e integrazione nella società”.

error: Content is protected !!