Seconde generazioni: una magistrata con il velo, Hajar Boudraa

7 anni per ottenere la cittadinanza italiana

Ha un obiettivo importante, Hajaar Boudraa, che potrebbe segnare una svolta epocale nel mondo della magistratura. La 30enne, nata in Marocco e cresciuta a Verona, vuole infatti diventare la prima magistrata in Italia ad indossare il velo.

Hajaar Boudraa ne ha parlato al quotidiano La Stampa, spiegando di indossare il velo fin dall’età di 13 anni e di aver proseguito con questa scelta per tutto questo tempo nonostante le discriminazioni che ha dovuto subire.

Sono stati in tanti, infatti, a dirle che con il velo non sarebbe mai riuscita a trovare lavoro ed esercitare la sua professione. E’ lei stessa a raccontare che la preparazione, le esperienze sul campo e il curriculum vitae non bastavano mai di fronte alla sua foto con il velo.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Trento, Hajaar Boudraa sta frequentando il secondo anno di specializzazione ed è anche impegnata nel tirocinio da viceprocuratrice a Verona.

Il suo arrivo nella città scaligera assieme alla sua famiglia (otto persone in tutto) risale alla fine degli anni ’90, quando Hajaar aveva cinque anni e mezzo. Per ottenere la cittadinanza italiana la giovane originaria del Marocco ha dovuto sopportare un’attesa infinita: ben 7 anni, prima di diventare finalmente italiana nel 2020.

Hajaar Boudraa ha dimostrato fin da ragazza di sapersela cavare da sola e di essere una seria lavoratrice: per mantenersi gli studi la giovane ha anche lavorato come mediatrice culturale in tribunale per i minorenni.

Ha preso la strada della magistratura perché, come rivela lei stessa, ha sviluppato un’attitudine a non giudicare senza avere a disposizione tutti gli elementi: un approccio derivato dall’essere stata continuamente sottoposta a giudizi e pregiudizi. “Penso sia la cosa più importante per un giudice”, ha detto Hajaar al quotidiano La Stampa.

Hajaar Boudraa sottolinea poi che il velo non è un elemento di oppressione delle donne musulmane: “Siamo donne libere e forti – ha aggiunto – In un mondo così conformista, indossare qualcosa di tanto differente è simbolo di coraggio”.

In Iran sta avvenendo il contrario, dove da diversi mesi sono in atto numerose proteste in seguito alla barbara uccisione di Mahsa Amini, la 22enne arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato lo hijab nella maniera corretta.

Quando le viene chiesto un parere in merito, Hajaar Boudraa precisa di sostenere tutte le donne e tutti i movimenti “che lottano per la loro libertà”, sottolineando che quello che sta accadendo in Iran “è la ribellione a un obbligo imposto dall’alto: da un livello politico e religioso”.

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