Il bonus bebè spetta anche alle mamme straniere. Accolto il ricorso contro l’Inps

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Il bonus bebè spetta anche alle mamme straniere che non dispongono di un permesso di lungo soggiorno.

E’ quanto stabilito dal Tribunale di Urbino, che ha accolto il ricorso contro l’Inps presentato dall’Inca CGIL e patrocinato dall’avvocato Antonella Lionetti.

Ad una donna albanese era stato infatti negato il diritto a percepire il bonus bebè, perchè sprovvista del permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo: la donna, infatti, ha solo un permesso che le consente di lavorare in Italia.

“Il Giudice del lavoro Andrea Piersantelli ha dichiarato il carattere discriminatorio della condotta dell’Inps – spiega il sindacato Inca CGIL in una nota stampa – il cui diniego ha posto la lavoratrice straniera in una posizione di ingiustificato svantaggio rispetto al cittadino italiano, ordinando all’Inps di cessare la condotta discriminatoria e di pagare alla ricorrente il bonus bebè”.

Il Tribunale di Urbino si è di fatto allineato alle sentenze già emesse dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulla questione. In breve, non è possibile negare il beneficio agli stranieri sprovvisti di un permesso di soggiorno di lungo periodo “perché ciò contrasta con le disposizioni contenute nella Direttiva Comunitaria n 2011/98/UE che richiama il regolamento 883/2004 nel quale sono indicate le prestazioni di Welfare cui hanno diritto i cittadini stranieri, presenti nel territorio europeo, tra le quali rientra il bonus bebè”.

L’obiettivo è chiaramente quello di garantire una tutela economica alla maternità e alla paternità in maniera continuativa fino al compimento dei tre anni del bambino. Un diritto che deve ritenersi universale e non può essere soggetto ad alcun tipo di discriminazione.

Pertanto, per il giudice del Tribunale di Urbino, “qualsiasi disposizione nazionale che ponga lo straniero in una posizione di svantaggio rispetto al cittadino italiano riveste illegittima portata discriminatoria la quale si estende agli atti e comportamenti della pubblica amministrazione che ne fanno attuazione, compresa l’Inps”.

Il bonus bebè, inizialmente introdotto per tre anni a partire dalla nascita del bambino, è stato ridotto a 12 mesi con la Legge di Bilancio 2018.

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