Guerlin Butungu possedeva il permesso di soggiorno per motivi umanitari

Guerlin Butungu permesso di soggiorno per motivi umanitari

Guerlin Butungu permesso di soggiorno per motivi umanitari

Stupri di Rimini, il capo banda in Italia con permesso per motivi umanitari

Guerlin Butungu, il 20enne congolese arrestato perché ritenuto responsabile delle due violenze sessuali a Rimini tra il 25 e 26 agosto era nel nostro Paese con un permesso umanitario

Mentre la Polonia ha già comunicato di voler chiedere l’estradizione dei quattro giovani arrestati per essere ritenuti responsabili del doppio stupro di Rimini nella notte tra il 25 e il 26 agosto, emergono nuovi particolari sulla cattura di Guerlin Butungu, il 20enne congolese ritenuto dagli investigatori il capo della mini banda.

Butungu, unico maggiorenne del quartetto, è stato bloccato appena in tempo perché era già diretto su un treno che avrebbe dovuto condurlo in Francia come avevano confessato i due fratelli marocchini che per primi si erano consegnati alla giustizia.

Il ragazzo viveva in Italia perché aveva un permesso di soggiorno in Italia concesso per motivi umanitari. Gli era stato concesso dalla Commissione territoriale di Ancona dopo che era stata respinta la domanda di asilo politico presentata nel 2015, in seguito al suo sbarco come irregolare in mezzo alla folla di profughi di Lampedusa.

Nel 2016 la Commissione aveva stabilito che non ci fossero i requisiti necessari per lo status di rifugiato, trasmettendo quindi gli atti alla questura di Pesaro per il rilascio del permesso umanitario che può essere concesso a chi proviene da Paesi come il Congo nei quali non è accertato in via definitiva che vengano violati i diritti umani dei singoli.

Un permesso che dura due anni e quindi sarebbe scaduto nel 2018 ma adesso con molta probabilità sarà revocato, sempre che si certifichi la sua colpevolezza come sembra emergere dalle prime confessioni degli altri e dal riconoscimento fatto dalla coppia di turisti polacchi oltre che dal transessuale che sono stati picchiati e violentati dal quartetto.

La ricerca di Butubgu non è stata semplice. I poliziotti dello Sco (Servizio centrale operativo) avevano rintracciato il suo nuovo numero di cellulare tramite amici del congolese trovati suo profilo Facebook.

Dopo una serie di controlli sono arrivati in una casa dove credevano di trovare Butungu e invece c’era un cittadino del Bangladesh che ha comunque fornito il suo ultimo recapito, un numero di cellulare appena attivato.

E quando finalmente ha acceso il telefonino, è stato chiaro che si stava muovendo da Pesaro per raggiungere il Nord Italia con un treno diretto a Milano.

Alla sosta del treno nella stazione di Rimini, gli uomini della Squadra mobile hanno cominciato a perquisire il treno e hanno trovato il sospetti che si nascondeva in una carrozza con tanto di valigia e borse, pronto quindi alla fuga.

Non aveva con sé documenti, ha negato di avere un cellulare ma dopo una rapida perquisizione è stato trovato, così come un coltello e un orologio che sembra identico a quello rubato al fidanzato della donna polacca violentata la notte del 25 agosto.

Così è stato fermato, anche grazie alle precise indicazioni date dalla ragazza polacca e dal transessuale peruviano che erano stati aggrediti dal branco.

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