Falsi contratti di lavoro per i permessi, più di 100 denunce nell’aretino

guardia di finanza associazione a delinquere permesso di soggiorno

La Finanza ha scoperto un giro di contratti fasulli, firmati solo per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno e i contributi statali. Coinvolto anche l’impiegato di un patronato locale

É stata ribattezzata ‘Ariel‘ l’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Arezzo che ha permesso di scoprire un vasto giro legato a permessi di soggiorno ottenuto grazie a lavori e domicili fittizi, oltre a più di 200mila euro in contributi statali concessi in maniera illecita.

Alla fine dell’attività di controllo sono state scoperte quasi 130 irregolarità e più di cento le persone al momento indagate, per motivi diversi che vanno dalla truffa ai danni dello Stato alla falsità ideologica.

In pratica i finanzieri hanno scoperto che diverse decine di persone straniere risultavano assunte come collaboratori domestici e badanti, anche se in realtà i loro (presunti) datori di lavoro non ne avevano bisogno oppure non avevano i mezzi economici per pagarli e quindi onorare il contratto stipulato con loro. Questa assunzioni in realtà erano solo una scappatoia legale per poter far ottenere ai lavoratori assunti il rinnovo del permesso di soggiorno e quindi la permanenza in Italia, ottenendo quindi anche il diritto agli aiuti statali.

Come hanno scoperto i finanzieri di stanza a San Giovanni Valdarno, che hanno operato in collaborazione con la Questura di Arezzo, l’Inps e l’Ispettorato nazionale del lavoro, dietro alle false assunzioni (anche se con contratti all’apparenza regolari) c’era una fitta organizzazione composta da stranieri, non solo extracomunitari, che comprendeva anche l’impiegato di un patronato locale.

Così l’organizzazione era riuscita ad ottenere il rinnovo dei permessi di soggiorno per 126 persone diverse oltre all’incasso indebito di circa 150mila euro sotto forma di Prestazioni Sociali Agevolate destinate alle persone in condizione economica e sociale svantaggiata (per questi soldi è già stata avviata la pratica di recupero). Inoltre erano già state richieste somme pari ad altri 50mila euro sotto forma di indennità di disoccupazione e anche in questo caso è stata bloccata la concessione.

I controlli hanno permesso di scoprire casi limite, come quello di una dipendente che nonostante fosse già al settimo mese di gravidanza risultata ancora regolarmente in attività lavorativa oppure quelli di sei cittadini extracomunitari che sono risultati impiegati in nero in altrettante ditte della zona.

Inoltre è stata segnalata l’irreperibilità di altri 44 stranieri residenti o domiciliati solo sulla carta nella provincia di Arezzo (ma poi emigrato in realtà in altre nazioni), permettendo anche di scoprire una serie di contratti d’affitto in nero, pratica ormai diffusa nel nostro Paese. Il dipendente del patronato locale invece era in grado di fornire una serie di consigli illeciti sui contratti e agevolava le pratiche, pur sapendo che così avrebbe violato la legge.

Attualmente sulla vicenda c’è un fascicolo aperto presso la Procura di Arezzo, con la pm Laura Taddei che ha iscritto nel registro degli indagati moltissimi nomi.

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