Decreto sicurezza, dietrofront M5S: i 18 deputati “ribelli” ritirano gli emendamenti

Alla fine hanno ceduto. I 18 deputati del Movimento 5 Stelle che minacciavano battaglia sul decreto sicurezza e immigrazione hanno fatto dietrofront, ritirando tutti gli emendamenti previsti.

La fronda pentastellata aveva inviato nei giorni scorsi una mail al capogruppo Francesco D’Uva, dove si chiedeva non solo di apportare delle modifiche al testo del decreto fortemente voluto da Matteo Salvini, ma anche una partecipazione più ampia alle scelte del M5S.

E’ stata la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione, Anna Macina, a comunicare che i 5 emendamenti presentati nei giorni scorsi dai diciotto deputati sono stati ritirati.

Ancora una volta, quindi, il vero vincitore è Matteo Salvini, che in quest’ultima settimana aveva manifestato tutto il suo disappunto per le continue critiche al suo decreto da parte di un’ala del Movimento, che forma insieme alla Lega la maggioranza di governo.

Il leader della Lega era arrivato a dire che se il decreto non fosse passato entro il 3 dicembre, l’intera tenuta dell’esecutivo sarebbe stata a rischio.

Evidentemente dai vertici del M5S è arrivato un diktat diretto proprio ai 18 deputati che hanno tentato di allentare la “morsa” del decreto Salvini: in cambio c’è già stato l’appoggio “fedele” della Lega alle misure che stanno più a cuore ai grillini, come l’anticorruzione.

Il dietrofront ha mandato su tutte le furie il PD, che ha deciso a sua volta di ritirare tutti gli emendamenti e abbandonare la Commissione per protesta. “Ci hanno convocato per fare una sceneggiata – ha riferito il dem Stefano Ceccanti – Hanno deciso che si approva il testo senza modifiche. E’ una blindatura, non c’è nessuna possibilità seria di discussione”.

“L’ufficio di presidenza della commissione Affari Costituzionali ieri ha deciso che l’esame e il voto degli emendamenti (oltre 600) sul cosiddetto decreto Sicurezza, terminerà in ogni caso oggi alle 19 – denuncia Riccardo Magi (+ Europa) – È stato chiesto alle opposizioni di diminuire il numero degli emendamenti e i tempi di intervento. Abbiamo allora chiesto al presidente e relatore Brescia e alla maggioranza se ci fosse la disponibilità a modificare il provvedimento che tutti i soggetti auditi hanno giudicato pessimo. Nessuna risposta”.

 

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