Stranieri assunti in “nero”, pene pesanti per i datori di lavoro: maxisanzioni e fino a tre anni di carcere

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Molto spesso la cronaca fa emergere casi di sfruttamento dei cittadini stranieri, che si ritrovano obbligati ad accettare lavori in nero.

Il fenomeno del lavoratore irregolare o clandestino è ormai sempre più presente in Italia. In sostanza, il Datore di Lavoro non provvede a stipulare un regolare contratto di assunzione al dipendente, nè tantomeno a depositarlo presso le Autorità pubbliche.

Il Datore di Lavoro gode quindi delle prestazioni del soggetto senza che questi venga garantito da alcuna copertura previdenziale o assicurativa. Non essendoci contratto di lavoro, il dipendente svolge la mansione all’insaputa di enti come INPS e INAIL. Naturalmente, il lavoro in nero è un fenomeno in aumento anche grazie alla facilità con cui i “caporali” riescono a mettere sotto torchio tutti gli stranieri privi di permesso di soggiorno, che accettano impieghi anche con paghe irrisorie.

Stando a quanto stabilito dal D.lgs.25/7/1998 n.286, ovvero il Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, l’assunzione di un lavoratore non appartenente all’Unione Europea è possibile solo in presenza di un permesso di soggiorno “per lavoro subordinato , autonomo , o per ricongiungimento familiare, differenziandosi in ciò dai lavoratori appartenenti alla Comunità Europea per i quali vige il principio di libera circolazione per lavoro subordinato , autonomo , o per ricongiungimento familiare, differenziandosi in ciò dai lavoratori appartenenti alla Comunità Europea per i quali vige il principio di libera circolazione”.

A cosa va incontro, quindi, chi non provvede alla corretta assunzione dei lavoratori stranieri? I datori di lavoro che sfruttano i migranti vengono colpiti da sanzioni amministrative pecuniarie, che sono state riviste al “rialzo” nell’ultima Legge di Bilancio. In più, ci sono anche delle conseguenze dal punto di vista penale e civile: chi assume in nero uno straniero senza permesso di soggiorno viola le attuali norme sull’immigrazione e commette dunque reato.

Le sanzioni sono molto salate, e se prima andavano dai 1.500 ai 36.000 euro per ogni lavoratore irregolare, a seconda del tempo di lavoro effettivo svolto “in nero”, con l’ultima Legge di Bilancio si può arrivare ad una multa di ben 43.200 euro se si superano i 60 giorni di lavoro effettivo irregolare.

Sul piano penale, invece, si rischia un periodo di reclusione che va dai sei mesi ai tre anni, con eventuali aggravanti determinate dal numero di lavoratori irregolari impiegati, dall’età degli stessi (in caso ci siano minorenni la pena è più alta, ndr) e dalle condizioni lavorative di particolare sfruttamento.

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