Regolarizzazione migranti, è stallo: pochissimi permessi, scoppia la protesta

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La stragrande maggioranza delle 207.000 domande pervenute al Viminale da parte dei lavoratori stranieri che richiedono il permesso di soggiorno è ancora ferma al palo.

Tra ritardi e problemi burocratici la sanatoria fortemente voluto dall’ex ministro per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha finora visto l’avviamento dell’iter per pochissime domande, mentre il grosso resta ancora inevaso.

Addirittura ci sono delle Regioni, come ad esempio la Campania, che non hanno ancora espletato nemmeno una pratica, come sottolinea il sito “Riforma.it”.

Finora i permessi di soggiorno rilasciati sono 1.480, vale a dire lo 0,71% del totale. Un flop in piena regola, se si tiene conto che la sanatoria aveva come scopo quello di riuscire a regolarizzare i lavoratori stranieri, principalmente quelli operanti nel settore agricolo e in quello domestico (anche se l’85% delle domande provengono da colf e badanti, ndr), in modo tale da effettuare una reale emersione dal lavoro nero e garantire i diritti minimi a questi lavoratori, come l’accesso al sistema sanitario.

Uno dei problemi principali di questo ritardo, infatti, è che i lavoratori non ancora regolarizzati non possono ottenere il vaccino anti-Covid: un aspetto tutt’altro che banale in una situazione di emergenza sanitaria.

Anche per questo nella giornata di ieri si sono svolte diverse manifestazioni in varie città italiane, tra cui Milano, Roma, Napoli e Torino, senza dimenticare Brescia, Bergamo, Padova e altre ancora.

Alcuni manifestanti sono riusciti ad incontrare a Torino il viceprefetto Accardi, che ha chiarito come in Piemonte siano state evase 171 pratiche su 5419 istanze, con 1.200 richieste ferme in Questura e circa 1.300 pratiche ferme all’Ispettorato del Lavoro.

Oltre alla mancanza di personale per espletare le pratiche, i limiti che causano questo “stallo” sono da ricercare nelle “storture” della sanatoria.

Come aveva già sottolineato il sociologo e docente Maurizio Ambrosini, sempre a Riforma.it, “alcuni immigrati pur avendo un lavoro non riescano a regolarizzarsi; altri vengano regolarizzati da un altro datore di lavoro o in un altro settore, per esempio come domestici anche se lavorano come muratori; altri ancora riescano a regolarizzarsi pur non avendo un lavoro stabile; moltissimi paghino gli oneri previsti al posto dei datori di lavoro”. In più, la sanatoria non ha tenuto conto di svariate categorie di lavoratori.

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