Permesso di soggiorno per 30 migranti di Torino

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Torino, ai migranti che lavorano arriva il permesso di soggiorno umanitario

Importante rivoluzione silenziosa sui permessi di soggiorno: a 30 migranti che sono ormai integrati in aziende torinesi concesso il permesso di protezione per due anni

Parte da Torino un progetto che può aprire una nuova strada importante per i migranti che richiedono il permesso di soggiorno. I paletti della legge, come sappiamo bene, impongono criteri precisi anche per chi presenta domanda dovuta ad esigenze umanitarie. Ma nel capoluogo piemontese da adesso sarà concesso anche a trenta richiedenti che possono dimostrare di avere un posti di lavoro fisso ed è la prima volta che succede in Italia.

Tutto è partito ad inizio marzo quando un gruppo di aziende torinesi di diversi settori dall’agricoltura alla ristorazione passando per il commercio e l’artigianato, ha inviato una lettera alla sindaca torinese Chiara Appendino, al governatore regionale Sergio Chiamparino ma anche al prefetto Saccone. Il succo del discorso era uno solo, capire come avrebbero potuto assumere in maniera regolare alcuni migranti di cui avevano bisogno e che si erano integrati nel loro ambiente di lavoro.

Nessuna voglia di aggirare le regole, ma solo una richiesta di buon senso perché ormai quei ragazzi avevano imparato un mestiere e sarebbe stato assurdo gettare quello di buono che da entrambe le parti si era creato in questi mesi.

In condizioni normali non sarebbe stato possibile per questi migranti ottenere il permesso di soggiorno solo per motivi legati al lavoro perché le richieste di accoglimenti dettate dalla protezione non valutano la condizione lavorativa del richiedente.

Ma come sottolinea il quotidiano ‘La Stampa’ dopo alcune settimane in cui le istituzioni chiamate in causa hanno studiato il caso, ora è arrivata una risposta ufficiale: il prefetto infatti ha chiesto ufficialmente alla commissione territoriale di prendere in esame le nuove domande di protezione alla luce della loro situazione attuale.

Ovviamente ogni richiesta è stata accompagnata da una corposa documentazione per attestare il percorso lavorativo intrapreso negli ultimi mesi e alla fine 30 migranti ai quali in un primo tempo la richiesta era stata respinta, non avendo i requisiti necessari desso invece hanno potuto ottenere il via libera grazie alla formula della protezione umanitaria che dura due anni.

Quindi nessuno ha aggirato la legge vigente ma è stato semplicemente riconosciuto il percorso di
integrazione stranieri in Italia attraverso la loro formazione lavorativa. Una rivoluzione silenziosa, perché fino a quando non è arrivata la risposta affermativa nessuno ne ha voluto parlare, ma importante in quanto rappresenta un punto di partenza valido anche per altre regioni e realtà.

Senza questo riconoscimento infatti i 30 migranti in questione avrebbero dovuto far rientro in patria oppure nascondersi per non farsi rimpatriare e invece così possono sperare di nuovo in un futuro importante in Italia. Ora con una lettera si sono impegnati ufficialmente a rispettare le nostre leggi e a creare un’integrazione perfetta ma con la certezza di un lavoro per loro sarà più facile.

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