Ius Culturae, d’accordo anche l’Agia: “Garanzia per effettiva integrazione”

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Sebbene il dibattito politico sia ormai completamente “schiacciato” sull’emergenza coronavirus, qualcuno prova a riportare l’attenzione su alcuni temi di una certa importanza.

Uno di questi è certamente lo Ius Culturae, ovvero il principio del diritto che prevede per i figli di genitori stranieri l’acquisizione della cittadinanza del Paese in cui sono nati o in cui vivono da un certo numero di anni, a patto che abbiano frequentato le scuole o abbiano compiuto percorsi formativi per un determinato numero di anni nello stesso Paese in cui chiedono la cittadinanza.

Lo Ius Culturae sembra riuscire a trovare un consenso più ampio rispetto allo Ius Soli, che invece prevede l’acquisizione della cittadinanza di un dato paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori.

Anche l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha voluto esprimere parere positivo per il principio dello Ius Culturae.

La nota della garante Filomena Albano, inviata al presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera (dove si stanno esaminando le proposte di legge n. 105, 920 e 717 di modifica dell’attuale legge di cittadinanza italiana, la n. 91 del 1992, ndr), Giuseppe Brescia, chiarisce proprio la posizione dell’AGIA.

Il parere favorevole espresso dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza riguarda sia la proposta dello Ius Soli temperato che quella che invece fa riferimento allo Ius Culturae.

“Oggi, nel nostro Paese – scrive Filomena Albano – un minorenne su 10 ha genitori di origini immigrate. Fino a qualche anno fa la gran parte di questi bambini e ragazzi era nata all’estero. Oggi, invece, la grande maggioranza, più di sette su 10, è nata in Italia. Sono cresciuti qui, parlano in italiano come prima lingua, frequentano scuole italiane e riconoscono l’Italia come il proprio Paese”.

Per evitare che questi minori crescano in Italia da stranieri serve quindi una riforma della cittadinanza, che garantirebbe il raggiungimento di un’integrazione effettiva tra tutte le componenti della società. “La cittadinanza – conclude l’AGIA – conferisce infatti senso di appartenenza a una comunità e tale sentimento va coltivato e valorizzato”.

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