Permesso di soggiorno per i 476 migranti che hanno scioperato per 60 giorni in Belgio

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Una protesta forte, tenace, che ha messo in seria difficoltà il governo belga guidato dal premier Alexander De Croo. Sono 476 i migranti che hanno deciso di barricarsi all’interno della Chiesa di San Giovanni Battista al Beghinaggio, nel cuore di Bruxelles, mettendo in pratica uno sciopero della fame.

Per due mesi sono rimasti senza cibo nè acqua per chiedere una regolarizzazione delle loro posizioni dopo anni e anni senza permesso di soggiorno. La protesta, come detto, ha scatenato forti divisioni all’interno dell’esecutivo, che ha rischiato anche di cadere.

Alla fine, dopo 60 giorni, il 21 luglio il Palazzo della Nazione ha deciso di accogliere la richiesta dei migranti, pur scegliendo di non modificare le proprie posizioni in materia di immigrazione.

I 476 migranti, assiepati all’interno della Chiesa dalla fine di maggio (molti arrivati al 21 luglio in condizioni fisiche e mentali estremamente precarie, ndr), provengono da molti Paesi, tra cui Pakistan, Brasile, Marocco e altri ancora. In Belgio vivono e lavorano come infermieri, artigiani, parrucchieri e via dicendo.

Come avviene anche in altri Paesi, Italia compresa, le lungaggini burocratiche e la complessità dei processi di accettazione stavano rendendo impossibile l’ottenimento del permesso di soggiorno.

Da qui la protesta, che ha avuto anche risonanza internazionale, con molti artisti e celebrità mondiali schierati al fianco dei migranti. Oltre 400 hanno scritto una lettera aperta per convincere il governo belga ad accogliere le richieste dei manifestanti.

Uno sciopero che ha letteralmente spaccato la maggioranza di governo, con i Socialisti e i Verdi che hanno minacciato più volte di uscire dall’esecutivo e di far cadere De Croo se si fosse verificata anche una sola vittima tra i 476 migranti.

Solo il 21 luglio si è arrivati ad un accordo, ma nonostante ciò il governo belga non ha alcuna intenzione di rivedere le regole in materia di immigrazione e ottenimento del permesso di soggiorno. Il premier De Croo ha sottolineato che un governo “non può cedere ad un ricatto”.

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