Assegno nucleo familiare negato a marocchina, è polemica

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L’assegno nucleo familiare negato ad una donna marocchina da parte del comune di Palazzago, in provincia di Bergamo, ha scatenato un feroce dibattito politico.

La situazione è piuttosto simile a quanto abbiamo già visto con il caso Lodi, dove alcuni bambini stranieri sono stati esclusi dalla mensa dopo la decisione dell’amministrazione di chiedere alle famiglie, per accedere al servizio, di presentare un documento rilasciato dal loro Paese d’origine in cui si attesti che, in patria, non possiedono nulla.

Stavolta, questa madre di nazionalità marocchina aveva fatto domanda al Comune di Palazzago chiedendo di poter ricevere un assegno per nuclei familiari numerosi.

La donna, infatti, ha presentato documentazione che attesta tre figli a carico, un Isee inferiore a 8.650,11 euro e un permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Tuttavia, la sua domanda è stata respinta dagli uffici comunali perchè la donna avrebbe dovuto presentare un’ulteriore documentazione che attesti la sua nullatenenza (materiale e immateriale) nel suo Paese d’origine.

Una decisione che ha mandato su tutte le furie la CGIL Bergamo, che è sul piede di guerra: “Il caso di Palazzago — si legge nel comunicato firmato dal sindacato e dall’Asgi — è ancora più clamoroso rispetto a quello di Lodi perché il Comune ha preteso di applicare la richiesta di documenti dei Paesi d’origine non solo alle prestazioni comunali, ma anche a quelle regolate da norme nazionali per le quali la legge prevede la domanda al Comune sulla base dell’Isee e il pagamento a carico dell’Inps”.

La stessa CGIL bergamasca, insieme all’Asgi, ha già inviato una lettera al Comune di Palazzago per richiedere di revocare immediatamente le modifiche al regolamento.

Ma il sindaco del piccolo centro bergamasco, Michele Jacobelli (Lega Nord), ha già risposto picche: “Faremo ricorso — ha detto il primo cittadino al “Corriere della Sera” – è dovere dei sindaci garantire l’imparzialità dell’azione amministrativa.

Chiedendo, come previsto dalla legge, la documentazione originale per i beni posseduti all’estero, la nostra amministrazione comunale mette sullo stesso piano italiani e stranieri e li fa concorrere ad armi pari per ottenere case o prestazioni socio-assistenziali”.

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