Paghe di colf e badanti sono scattati gli aumenti

colf badanti

Accordo non riuscito tra le associazioni dei datori domestici e rappresentante lavoratori

L’eventuale dilazione temporale degli incrementi salariali dei lavoratori del settore domestico non ha trovato l’intesa tra i datori di lavoro e i sindacati.

La proposta delle associazioni dei datori consisteva nello scaglionamento degli aumenti dovuti agli assistenti familiari nel corso dell’anno, così da non andare ad impattare in maniera troppo gravosa sui budget familiari.

Gli aggiornamenti automatici delle retribuzioni di badanti, colf e baby sitter, in base alla variazione dell’indice dei prezzi di consumo, rischia di creare non pochi problemi ai nuclei familiari che si ritroveranno a dover pagare stipendi più alti.

Calcoli sulle nuove retribuzioni minime

Adeguandosi all’inflazione, infatti, a partire dal mese di gennaio gli stipendi dei lavoratori del settore domestico aumenteranno del 9,2%. Gli aumenti maggiormente significativi, come evidenziato anche dall’Assindatcolf, sono quelli che riguardano le figure del settore domestico assunte con orari lunghi o conviventi, come nel caso delle badanti.

Stando ai calcoli dell’Assindatcolf, infatti, la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, con un aumento di 94 euro al mese. Ma non è tutto, perché saliranno anche i contributi da versare al lavoratore: per farla breve, il costo annuo passerà da 17.177 euro a 18.752 euro, per un totale di 1.575 euro in più.

Molto pesante anche l’aumento dello stipendio che riguarda le baby sitter assunte a tempo pieno non conviventi: per questa figura professionale lo stipendio sale da 1.234 euro a 1.348, 53 euro al mese, vale a dire un incremento di circa 115 euro. Il costo totale annuo – in cui sono compresi i contributi, il tfr, le ferie e la tredicesima – aumenta di 1.743 euro.

Per i salari minimi del comparto, in base a quanto stabilito dall’articolo 38 del contratto nazionale domestici, l’adeguamento al costo della vita stando all’indice Istat è dell’80% per i salari e del 100% per le indennità di vitto alloggio.

Le osservazioni di Cigl Cisl e Uil

Come accennato, per limitare l’impatto di questi aumenti sui budget delle famiglie le associazioni dei datori avevano avanzato l’ipotesi di scaglionamento degli incrementi, ma i sindacati – Filcams-CGIL, Fisascat-CISL, Uiltucs e Federcolf – hanno bocciato questa proposta.

Emanuela Loretone (Filcams-CGIL) sottolinea come si dovrebbe andare in deroga al contratto nazionale andando a penalizzare ulteriormente un settore che gode già di molti meno diritti rispetto al resto del mondo del lavoro. Per questo la sindacalista parla di “richieste sorprendenti” da parte delle associazioni datoriali.

Il presidente di Assindatcolf e vice presidente di Fidaldo, Andrea Zini, ha invece provato ad evidenziare come le associazioni datoriali non volessero cancellare gli aumenti, ma soltanto mitigarli: l’idea era infatti quella di far partire gli incrementi dai primi di marzo (e non da gennaio) per dare respiro alle famiglie. La bocciatura di questa proposta, secondo Zini, potrebbe avere come conseguenza un aumento del lavoro nero.

Scenario che invece non convince Emanuela Loretone, che parla di “allarmismo eccessivo” e sottolinea come gli aumenti del costo della vita riguardino anche i collaboratori domestici.

“L’inflazione ha un peso determinante nel bilancio delle famiglie, ma soprattutto nei nuclei sostenuti da lavoratrici e lavoratori che, come quelli domestici, hanno livelli retributivi particolarmente bassi, che negli ultimi anni non sono stati convenientemente aggiornati al costo della vita”, afferma Loretone al Fatto Quotidiano.

La palla passa quindi al governo, a cui si rivolgono sia le associazioni datoriali (chiedendo misure concrete a sostegno delle famiglie) che i sindacati, decisi a volere un confronto sull’utilizzo delle risorse del Pnrr per sostenere il settore.

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