Yara Gambirasio omicidio

Caso Yara Gambirasio, ergastolo confermato per Bossetti

La Corte d’Appello di Brescia ha ribadito la sentenza di primo grado. Ora alla difesa rimane soltanto la Cassazione

Quindici ore in camera di consiglio per confermare la sentenza di primo grado. Anche la Corte d’Appello di Brescia ha ribadito che Massimo Bossetti è colpevole per avere assassinato Yara Gambirasio, rinvenuta cadavere nella campagna bergamasca più di sei anni fa e dovrà scontare l’ergastolo, mentre è stata confermata l’assoluzione per calunnia nei confronti di un collega che lui stesso aveva accusato e così almeno il muratore di Mapello eviterà l’isolamento diurno per sei mesi chiesto dall’accusa.

La sentenza, arrivata nella tarda serata del 17 luglio, ribadisce i risultati di un’inchiesta lunghissima, difficile, che ha diviso e appassionato l’Italia. Decisiva per inchiodare Massimo Bossetti la prova scientifica del suo Dna ritrovato sugli slip e i leggings di Yara. Un test fortemente contestato dalla difesa dell’uomo e della stesso muratore che più volte ha chiesto un nuovo esame dei reperti contestando il fatto che fosse un errore di laboratorio.

Ma la corte ha ribadito che il materiale rinvenuto è talmente poco da non poter permettere un nuovo approfondimento.

Inoltre contro l’imputato c’erano molte altre prove, come il suo furgone più volte ripreso vicino alla palestra di Brembate dalla quale la sera del 26 novembre 2010 sparì la ragazzina, alcune fibre rinvenute sulla vittima compatibili con la tappezzeria del furgone Iveco guidato dall’uomo, le sferette metalliche sul corpo di Yara che collegano il colpevole con il mondo dell’edilizia, il traffico telefonico che quel giorno sul suo cellulare si era interrotto prima della sparizione di Yara per riattivarsi solo la mattina dopo, un alibi molto debole.

La tesi dell’accusa, accolta anche dalla Corte, è che ci sia stato un approccio sessuale respinto e per questo si sia scatenata la violenza.

Bossetti, anche nel processo d’appello, ha ribadito di non essere colpevole e quindi di non poter mai confessare quello che non ha mai fatto, anche perché nemmeno un animale avrebbe agito in maniera così crudele.

Alla lettura della sentenza Bossetti si è messo a piangere e così ha fatto anche la moglie Marita che in questi tre anni gli è sempre rimasta vicino. Con lei in aula c’erano anche la madre, Ester, e la sorella gemella Laura.

In aula a Brescia non erano presenti invece Maura e Fulvio, i genitori di Yara Gambirasio, che hanno preferito seguire da casa la lettura della sentenza. Per loro ha parlato l’avvocato della famiglia, Enrico Pelillo: “Nessuno ci restituirà Yara, ma è stata fatta giustizia e non è stato mai cercato un colpevole a caso”.

Dopo il deposito delle motivazioni, entro 90 giorni, la difesa ga già annunciato che presenterà ricorso in Cassazione richiedendo una nuova perizia sul profilo genetico e l’accesso ai reperti che sino ad oggi è stato negato.