Studenti universitari carenti nella Lingua italiana, il B1 cittadinanza solo agli Stranieri ?

Studenti universitari carenti in italiano, l’appello inascoltato dal Ministero

Già due anni fa un folto gruppo di dicenti e linguisti ha lanciato l’allarme sul grado di conoscenza delle lingua da parte degli studenti universitari italiani ma non si notano miglioramenti

L’allarme era stato lanciato più di due anni fa, ma è rimasto inascoltato: gli studenti universitari italiani sono complessivamente impreparati quando passato dal liceo alle varie Facoltà.

Non riescono ad esprimersi in un italiano corretto sia oralmente che nella scrittura e al contempo leggono anche poco.

Un atto d’accusa pubblico che era partito a febbraio 2017 con una lettera firmata da più di 600 docenti universitari di varie Facoltà e Atenei, da Storia a Filosofia passando per Sociologia, Giurisprudenza ma anche Economia.

E a loro si erano uniti anche alcuni membri dell’Accademia della Crusca, tutti insieme nel cosiddetto ‘Gruppo di Firenze’.

Hanno giudicato la situazione italiana così grave da mandare una missiva all’allora Presidente del Consiglio, alla ministra dell’Istruzione e al Parlamento.

Denunciando il declino ormai decennale della scuola in ogni suo ordine. In buona sostanza quando gli studenti arrivano all’università dovrebbero essere preparati, almeno nella comprensione ed espressione della lingua italiana.

Una carenza che si riscontra con evidenza durante le lezioni ma soprattutto negli esami che gli universitari affrontano.

Un disastro generale, che parte dalla grammatica e si sviluppa nella loro capacità di sintassi, nel linguaggio che esprimono, insomma in tutte le occasioni di confronto tra studenti e professori.

Per questo già allora diversi Atenei italiani avevano deciso di far partire corsi di recupero della lingua italiana per gli studenti italiani.

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I professori universitari e i linguisti denunciavano già due anni fa lo scollamento evidente tra il mondo della scuola e quello della politica che spesso ha sottovalutato il problema.

La scuola, secondo i firmatari dell’appello, dovrebbe essere più esigente quando controlla lo stato della preparazione dei suoi studenti, adottare nuovi metodi di apprendimento e quindi di insegnamento, altrimenti non servono a nulla i continui corsi di aggiornamento ai quali si sottopongono gli insegnanti.

A distanza di oltre due anni però (l’appello pubblico era stato diffuso all’inizio del febbraio 2017) dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca non è ancora arrivata una risposta ufficiale.

E così la denuncia viene rilanciata in grande stile: gli studenti non sono ancora in grado di leggere in maniera corretta, non pronunciano correttamente i vocaboli e quindi complessivamente non sono in grado di esprimersi.

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Secondo la denuncia, chi esce dai nostri licei legge complessivamente poco e non lo fa a voce alta, come invece sarebbe necessario per ascoltare meglio e memorizzare i concetti.

Bisognerebbe che i ragazzi passassero meno tempo allo smartphone e sul tablet, concentrandosi sui libri.

E per questo viene rilanciato l’invito ad un cambio di marcia: potenziare le abilità di base degli studenti, a partire da quelle della lettura, renderà anche più facile la loro vita all’università.

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