Stipendio in denaro contante ai lavoratori stranieri, i datori di lavoro rischiano grosso

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Il datore di lavoro che paga in contanti il lavoratore straniero richiedente asilo rischia di incorrere in sanzioni anche molto pesanti.

Non sarà ritenuta valida neppure la giustificazione basata sul fatto che i lavoratori sono sprovvisti di conto corrente a causa dei ritardi nell’ottenimento del permesso di soggiorno.

Questo perchè i richiedenti asilo possono tranquillamente aprire un conto corrente intestato : come precisato dall’Associazione Bancaria Italiana e chiarito anche dall’Ispettorato del Lavoro nella nota del 5 giugno 2019, sarà sufficiente presentare il proprio codice fiscale (sebbene solo numerico, ndr) e il “permesso di soggiorno provvisorio” che è dotato anche di foto del richiedente stesso e pertanto ha piena finalità di documento di riconoscimento.

Già dal 1 luglio 2018 i datori di lavoro sono obbligati a versare lo stipendio ai lavoratori richiedenti asilo con modalità differenti rispetto al denaro contante.

Una decisione che si è resa necessaria per arginare il fenomeno delle buste paga false, dove gli importi non corrispondevano a quelli del cedolino o erano addirittura più bassi rispetto al minimo fissato dal contratto collettivo.

Quali sono, quindi, le modalità corrette per procedere al pagamento dello stipendio nei confronti del dipendente che si trova in attesa del permesso di soggiorno ?

Le possibilità sono molteplici, e vanno dal bonifico sul conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore fino agli strumenti di pagamento elettronico, senza dimenticare l’emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o, in caso di suo comprovato impedimento, a un suo delegato.

Come accennato in precedenza, il datore di lavoro che non si adegua a queste modalità e insiste con il pagamento in contanti al dipendente può andare incontro a sanzioni molto gravose dal punto di vista economico.

I trasgressori, infatti, rischiano una sanzione amministrativa pecuniaria che va da 1.000 euro a 5.000 euro: questa pesante multa non tiene conto del numero dei lavoratori interessati dalla violazione.

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