Richiedenti asilo iscritti all’anagrafe, il Tribunale “boccia” Salvini

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Il decreto sicurezza e immigrazione fortemente voluto dal ministro dell’Interno e vicepremier del governo Conte, Matteo Salvini, e approvato in Parlamento nei mesi scorsi, sembra non essere esente da cavilli di natura burocratica.

L’ultima vicenda in tal senso giunge da Firenze, e precisamente dal comune di Scandicci, che si trova alle porte del capoluogo toscano. All’anagrafe del comune era giunta una domanda di iscrizione da parte di un richiedente asilo originario della Somalia, ma la pratica era stata respinta proprio in base all’articolo 13 del già citato decreto, che precisa come per i richiedenti asilo il permesso di soggiorno non rappresenti più una documentazione valida e sufficiente per richiedere la residenza.

Una decisione che era stata subito contestata dal richiedente asilo, che si era rivolto all’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) chiedendo assistenza. L’avvocata Noris Morandi aveva quindi presentato ricorso, e lo scorso mese di marzo il giudice Carlo Carvisiglia l’aveva accolto, autorizzando di fatto il richiedente asilo somalo a presentare la domanda di iscrizione all’anagrafe del comune di Scandicci.

“Ogni richiedente asilo ha il diritto di soggiornare nel territorio durante l’esame della domanda di asilo”, si leggeva nel dispositivo emesso dal giudice Carvisiglia, che aggiungeva inoltre che i comuni non possono rifiutare l’iscrizione all’anagrafe “perché il diniego sarebbe discriminatorio”.

La decisione del giudice non è affatto piaciuta al Ministero dell’Interno che ha presentato reclamo, ma il Tribunale di Firenze lo ha respinto in quanto il Viminale non aveva alcuna legittimazione ad impugnare la sentenza.

La decisione del Tribunale di Firenze è stata salutata con grande soddisfazione dall’avvocata Noris Morandi: “I giudici interpretano il decreto nell’unico modo coerente con la Costituzione – ha detto la legale del richiedente asilo somalo – Anche le amministrazioni potrebbero farlo ma, siccome il testo non è di facile interpretazione, lasciano che sia il tribunale a risolvere la disputa”.

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