Residenze false per ottenere permessi di soggiorno: sgominata associazione a delinquere

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Ci sono anche tre dipendenti comunali tra le dieci persone arrestate questa mattina dalla Guardia di Finanza, in seguito ad un’inchiesta che ha portato a sgominare una vera e propria associazione a delinquere.

Quattro delle persone arrestate sono state già portate in carcere, mentre gli altri sei si trovano agli arresti domiciliari.

Come riportato dal sito “Fanpage”, nell’indagine delle Fiamme Gialle risultano anche altre tre persone sottoposte all’obbligo di firma quotidiano.

L’inchiesta ha fatto emergere gli obiettivi dell’organizzazione criminale, che era dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Oltre a ciò, l’associazione a delinquere è accusata anche di corruzione e falso.

Il particolare più “scottante” di tutta la vicenda è che nella banda criminale ci sarebbero anche tre dipendenti del comune di Roma, due donne e un uomo, che ricevevano puntualmente delle somme in denaro in cambio del rilascio del certificato di residenza, requisito ineludibile per l’ottenimento del permesso di soggiorno.

Il sistema, stando a quanto affermato dagli inquirenti, era “strutturato e collaudato”.

A muovere i fili erano nove cittadini di nazionalità bengalese, tra i 31 e i 53 anni di età, che si rivolgevano ai loro connazionali in difficoltà garantendo loro l’ottenimento del certificato di residenza necessario per presentare domanda per il permesso di soggiorno (o per rinnovarlo).

Il tutto ovviamente dietro il pagamento di cifre che potevano variare dagli 80 agli 800 euro, a seconda del servizio fornito.

All’interno dell’organizzazione criminale venivano distribuiti i ruoli: c’era chi si occupava di trovare i “clienti” e chi invece si concentrava sul reperimento degli immobili dove far risultare le “finte” residenze.

Infine, la truffa veniva portata a termine grazie alla presenza all’interno dell’associazione a delinquere dei tre impiegati, che lavoravano all’interno degli Uffici Anagrafici del V Municipio.

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