Regolarizzazione migranti, nei primi 5 giorni meno di 10.000 domande

straniero pestato e licenziato per una mascherina

La regolarizzazione dei migranti, almeno nella prima settimana, stenta a decollare.

La misura inserita nel DL Rilancio approvato dal Parlamento è stata fortemente voluta dalla ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, e successivamente condivisa da tutte le forze di maggioranza (pur con qualche remora nel M5S, ndr) per salvaguardare alcuni dei settori economici più importanti del Paese in seguito all’emergenza coronavirus. Quello agricolo, ovviamente, ma anche quello domestico (colf e badanti).

Stando a quanto riportato dal quotidiano “La Repubblica”, nei primi cinque giorni le domande di regolarizzazione sono state meno di 10.000. Tuttavia, va tenuto conto che gli accessi alla piattaforma per informazioni in questi primi giorni sono stati ben 60.000, a dimostrazione di come il numero di domande registrate tenderà certamente a salire.

Al tempo stesso bisogna fare i conti con i “nuovi reati” sorti in seguito alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Alcuni legali, impegnati da tempo in difesa dei diritti dei migranti, hanno già fatto presente come sia partita una vera e propria “compravendita” dei contratti di lavoro.

Sono moltissimi infatti i migranti che non potranno usufruire della sanatoria: circa la metà degli attuali irregolari (600.000) lavora in settori che non rientrano nella regolarizzazione, come ad esempio edilizia, turismo e terziario.

“I nostri sportelli nei campi ci dicono che su 100 lavoratori, 90 non riusciranno ad usufruire di questa regolarizzazione – tuona Aboubakar Soumahoro – I datori di lavoro non intendono farlo perché, soprattutto in questo momento di crisi, è troppo costoso e poi ci sono migliaia di lavoratori fuori gioco perché i loro permessi di soggiorno sono scaduti prima della data prevista del 31 ottobre 2019”.

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