Regolarizzazione migranti, Maroni: “Somiglia alla mia, ma permesso provvisorio era da evitare”

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Nel DL Rilancio presentato dal governo Conte spicca la regolarizzazione dei migranti, che consente di salvare settori economici molto importanti come quello agricolo e anche quello domestico.

La misura introdotta dal governo dopo un periodo di non poca fatica per arrivare ad una sintesi tra le varie anime che compongono la maggioranza “giallorossa” ha ricordato ad alcuni un altro provvedimento, quello dell’ex ministro leghista Roberto Maroni.

Nel 2009, infatti, l’ex responsabile del Viminale dell’allora governo Berlusconi promulgò un decreto che consentiva ai lavoratori irregolari di emergere dalla piaga del lavoro nero.

Intervistato dall’Adnkronos, Maroni conferma che le misure varate dall’esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte ricordano molto le sue, specialmente per quanto riguarda la parte lavoro.

Tuttavia, Roberto Maroni non condivide l’intero impianto della regolarizzazione dei migranti. Per l’ex ministro della Lega il permesso di soggiorno provvisorio di sei mesi (una mediazione resasi necessaria in seguito alle resistenze del M5S, ndr) non doveva essere garantito a chi non ha un lavoro.

“Va bene il lavoro irregolare che va regolarizzato, ma il permesso provvisorio per chi non ha un lavoro, non c’entra nulla con l’emersione del lavoro”, spiega l’ex ministro dell’Interno ed ex presidente della Regione Lombardia.

Per Maroni, a differenza del segretario della Lega, Matteo Salvini, quella introdotta dal governo Conte non può dirsi una sanatoria. Ma è proprio quel permesso di soggiorno che non gli va giù.

“La nostra era solo emersione dei lavoratori, in linea con la Bossi-Fini del 2002 – dice ancora Maroni – che riguardava colf e badanti e ora riguarda pure lavoratori nei campi”.

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