Reati, uno su tre è commesso da uno straniero in Italia

0

I dati forniti dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, evidenziano un dato di fatto. Poco meno del 32% di quelli che commettono illeciti è straniero, Ma serve anche una politica diversa sui flussi

Franco Gabrielli, capo della Polizia, nel corso di un intervento al ‘Festival delle città’ in programma a Roma, ha analizzato alcuni dati relativi ai migranti in Italia. Uno in particolare spicca ed è testimoniato dai numeri.

Se da una parte infatti negli ultimi dieci anni i reati in Italia sono complessivamente calati, c’è anche un aumento degli stranieri coinvolti, tra quelli che sono stati arrestati e i denunciati. Parole arrivate qualche ora prima della tragica sparatoria di Trieste nella quale sono stati uccisi due poliziotti, freddati da un ecuadoregno.

I numeri snocciolati da Gabrielli sono questi: “Nel 2016 su 893 mila persone denunciate e arrestate, avevamo il 29,2% degli stranieri coinvolti. L’anno successivo la percentuale è salita al 29,8%, l’anno dopo al 32% e nei primi nove mesi del 2019 il trend è lo stesso, poco sotto il 32%”.

A questo si deve aggiungere che gli stranieri presenti ad oggi in Italia, regolari o meno, sono circa il 12% della popolazione.

Alla base però ci sono situazioni di criticità croniche e Gabrielli le ha sottolineate. Come il fatto che nei primi quindici anni di questo secolo a parte la sanatoria con la Legge Bossi-Fini, l’immigrazione non è mai stata gestita come un problema strutturale.

Forse i governi pensavano che prima o poi il fenomeno sarebbe cessato. E perché comunque c’era la convinzione che l’Italia fosse per molti migranti solo una tappa di passaggio verso altre nazioni.

Uno dei problemi di fondo, secondo il capo della Polizia, è che “In Italia non esiste una modalità di accesso lecito e a questo bisogna mettere mano”.

Poi ha spiegato quelli che secondo lui sono i tre pilastri fondamentali per dare una svolta.

La gestione dei flussi in termini di limitazione dei flussi illeciti ma anche ideando modalità lecite di accesso. Ma anche i rimpatri tempestivi e percorsi di integrazione.

Perché per gli stranieri che restano in Italia “è necessario costruire percorsi di integrazione altrimenti si creeranno condizioni favorevoli a illegalità, degrado, criminalità e terrorismo”.

Allo stesso tempo però deve tornare il rispetto delle istituzioni, anche degli uomini in divisa: “Se mi dovessero chiedere qual è il deficit maggiore del nostro Paese – ha concluso – direi che è la perdita di credibilità delle istituzioni a tutti i livelli”.

Lascia un commento