Protezione umanitaria, un incubo: solo il 18% riesce ad ottenerla

Uno dei capisaldi del decreto sicurezza e poi della sua “revisione” (il decreto sicurezza bis, ndr) è stata la “stretta” nei confronti del rilascio dei permessi di soggiorno per protezione umanitaria.

Con i recenti decreti, fortemente voluti dall’ormai ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e approvati in Parlamento grazie ai voti favorevoli della Lega e del Movimento 5 Stelle, ottenere una protezione per chi scappa da Paesi dove ci sono pesanti conflitti e barbare persecuzioni è diventata praticamente una “mission impossible”.

Se un anno fa il 48% di chi presentava domanda riusciva ad ottenere la protezione internazionale, oggi siamo scesi al 18%.

Ma non è tutto, perchè nel giro di un anno le stesse domande sono diventate la metà, proprio perchè i decreti sicurezza impongono dei vincoli talmente stringenti da far addirittura desistere i rifugiati dal richiedere la protezione internazionale.

La politica dei porti chiusi e della guerra alle imbarcazioni ONG ha fatto sì che le domande per la protezione internazionale dal 1 agosto 2018 al 31 luglio 2019 siano state solo 36.250, un numero decisamente più basso rispetto alle 82.382 dell’anno precedente.

Tornando al permesso di soggiorno per motivi umanitari, nel 2017 i richiedenti asilo erano 130.000 e il 25% di questi riusciva ad ottenere la documentazione necessaria alla permanenza sul territorio italiano (al 58% dei richiedenti la domanda veniva rifiutata, ndr).

Con l’introduzione dei decreti sicurezza le concessioni da parte delle commissioni per l’asilo sono di fatto precipitate, fino quasi a sparire.

Nel mese di giugno di quest’anno, l’82% di chi ha presentato domanda d’asilo si è visto rifiutare ogni forma di protezione dall’Italia.

A riportarlo sono fonti del Viminale, proprio quel Ministero che Salvini sta lasciando in seguito alla crisi di governo e alla probabilissima nascita di un esecutivo sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle.

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