Piombino, cittadinanza italiana “simbolica” a dieci bambini saharawi

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Un gesto simbolico per rinsaldare quell’amicizia tra popoli che dura ormai da trent’anni.

Il Comune di Piombino ha voluto conferire la cittadinanza italiana “simbolica” a dieci bambini provenienti dai campi profughi dei rifugiati saharawi nel deserto del Sahara.

Grazie all’impegno dell’associazione Gdeim Izik, i piccoli sono ospitati nella città toscana.

I bambini saharawi sono stati ricevuti nella sala consiliare del Comune di Piombino dal sindaco Francesco Ferrari e dall’assessore Gianluigi Palombi.

Sono stati proprio loro a consegnare ai giovanissimi un attestato simbolico di cittadinanza italiana, in occasione anche del trentennale di amicizia tra la città in provincia di Livorno e il popolo saharawi.

Dopo un primo periodo, dove il legame si è costruito soprattutto tramite il volontariato, l’amicizia ha coinvolto anche enti pubblici, aziende e associazioni che cercano di fornire il massimo supporto possibile ad una popolazione che si trova in una striscia di deserto e che è spesso vittima degli attacchi delle forze armate degli stati magrebini.

Il primo cittadino e l’assessore hanno ricordato che la solidarietà è un tema universale che coinvolge ognuno di noi.

“È un grande orgoglio essere primo cittadino di una comunità che dimostra tanta solidarietà verso il prossimo -le parole del sindaco Ferrari riportate dal quotidiano ‘Il Tirreno’ – ed il sorriso oggi di questi bambini fa capire da solo quanto importante sia per loro trascorrere alcune settimane nella nostra città, accuditi dall’affetto di tante associazioni ma anche di tanti privati cittadini e attività commerciali. La solidarietà – ha poi aggiunto il primo cittadino di Piombino – fa bene a chi la riceve ma fa bene anche a chi la fa”.

I piccoli, tutti di età compresa tra i 10 e i 12 anni (tranne un bambino di 7 anni operato di labiopalatoschisi a Pisa, ndr), sono stati accompagnati in sala consiliare dalla presidente dell’associazione Gdeim Izik, Manola Mambrini, e da alcuni volontari.

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