Permessi di soggiorno “facili”, arrestato avvocato di Bologna

decreto sicurezza retroattivo

Aveva messo in piedi un sistema truffaldino volto a far ottenere il permesso di soggiorno e consentire in questo modo la permanenza sul territorio italiano a molti cittadini extracomunitari.

La Squadra Mobile di Bologna, al termine delle indagini, ha provveduto ad arrestare un avvocato di 39 anni del Foro bolognese, vero artefice della maxi truffa. Assieme a lui, gli agenti hanno arrestato anche un uomo di nazionalità tunisina.

Le forze dell’ordine hanno inoltre perquisito le abitazioni di entrambi gli arrestati. Inoltre, sono stati messi a segno dei “blitz” nello studio legale dell’avvocato 39enne e anche nell’appartamento di una terza co-indagata, che risulta praticante e collaboratrice di studio.

I due indagati principali sono accusati di falso ideologico in atto pubblico per induzione in errore, contraffazione, utilizzo di documenti al fine di determinare il rilascio del permesso di soggiorno e favoreggiamento della permanenza in clandestinità nel territorio italiano. Lo riporta il quotidiano “La Repubblica”.

Tutto comincia nell’estate di due anni fa, quando l’Ufficio Immigrazione della Questura di Bologna rilevò un netto incremento delle domande di protezione internazionale, quasi tutte portate avanti da soggetti stranieri che si trovavano in Italia già da alcuni anni e da tempo erano sprovvisti del permesso di soggiorno.

Il raggiro dello studio legale consisteva nel far trasferire il domicilio ai richiedenti presso la città di Bologna (o comunque nel bolognese) in modo tale da portare avanti le pratiche.

Nella richiesta di permesso di soggiorno venivano indicati appartamenti dove i richiedenti non avevano di fatto mai dimorato.

La notizia del “permesso di soggiorno facile” grazie all’avvocato 39enne ha cominciato ad espandersi, tanto che nel 2018 il legale aveva presentato più di 800 istanze di fissazione di appuntamento per i cittadini stranieri che richiedevano la protezione internazionale.

Lo studio legale provvedeva anche a “preparare” lo straniero per il colloquio con l’Ufficio immigrazione, sottoponendolo ad una sorta di interrogatorio.

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