Permessi di soggiorno con finti tirocini in azienda, scoperta la rete

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Garantivano l’ottenimento del permesso di soggiorno a cittadini cinesi organizzando finti tirocini in alcune aziende piemontesi. Sono stati gli uomini della Guarda di Finanza di Torino a scoprire il losco giro d’affari che stava andando avanti da parecchio tempo nel capoluogo sabaudo.

L’indagine, coordinata dalla Procura di Torino, ha portato alla denuncia di 7 organizzatori e di 30 titolari di aziende che avevano acconsentito a partecipare alla maxi truffa.

Come riportato sulla testata online “Torino Today”, ai vertici dell’organizzazione truffaldina, a detta degli inquirenti, ci sarebbero una cittadina di nazionalità cinese ma residente nel capoluogo piemontese e un avvocato di Genova.

I due coordinavano tutte le attività del gruppo di truffatori, che riuscivano a trovare le persone interessate ad ottenere il permesso di soggiorno tramite degli annunci pubblicati sulle chat cinesi.

Una volta individuati, il manipolo di truffatori proponeva ai cittadini cinesi dei falsi tirocini chiedendo in cambio una cifra dalle 1000 alle 3000 euro.

Quando il gruppo aveva sotto mano il potenziale tirocinante, l’inganno andava avanti contattando alcune aziende (spesso quelle in condizioni economiche peggiori) e proponendo loro di depositare le pratiche per il finto tirocinio al centro per l’impiego. In cambio, il gruppo di truffatori prometteva dai 700 ai 1000 euro per ogni pratica.

L’indagine portata avanti dalle Fiamme Gialle ha scoperchiato il vaso, facendo emergere tutti i fili di questa rete. In particolare, secondo i finanzieri, sono nove i cittadini cinesi che sono riusciti ad ottenere il permesso di soggiorno con questa modalità.

Le persone indagate sono state tutte denunciate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso ideologico.

Tra loro, come riporta Torino Today, risulta anche il titolare di uno studio di consulenza sul lavoro. Stando a quanto rilevato dalla Guardia di Finanza di Torino, l’uomo si occupava anche di fornire false dichiarazioni di ospitalità, grazie alle quali i cittadini cinesi potevano dichiarare di avere un alloggio a disposizione.

 

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