Migranti, la Cassazione: “Il decreto Salvini non può essere retroattivo”

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Il decreto sicurezza e immigrazione, fortemente voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e recentemente approvato in Parlamento dalla maggioranza gialloverde (Movimento 5 Stelle e Lega) che sostiene il governo Conte, non può essere considerato retroattivo.

A stabilirlo è la Corte di Cassazione, che nella sentenza depositata nella giornata di ieri precisa chiaramente come le nuove norme restrittive sulla protezione umanitaria inserite nel decreto sicurezza “non possono essere applicate alle domande che sono state presentate prima del 5 ottobre”, che è la data in cui il decreto Salvini è giunto ad approvazione.

Una decisione che potrebbe rivoluzionare l’intero quadro riguardante proprio la protezione umanitaria, dato che finora le domande presentate prima del 5 ottobre sono state praticamente tutte respinte dalle Commissioni d’Asilo.

Per chiarire, circa 23.000 migranti si sono visti negare ogni tipo di protezione proprio in seguito al varo del decreto Salvini. La sentenza della Cassazione scatenerà ora una valanga di ricorsi.

Già prima dell’approvazione del decreto sicurezza e immigrazione, le commissioni territoriali avevano cominciato ad essere molto più stringenti riguardo alla concessione delle protezioni umanitarie. In seguito all’entrata in vigore del decreto Salvini, i permessi umanitari erano scesi dal 28% del maggio 2018 al 2% di gennaio 2019.

Tuttavia, dato che l’attesa media prima della valutazione delle singole posizioni è più o meno di un anno, quasi tutte le domande erano state presentate prima della data del 5 ottobre.

Le nuove norme riguarderanno le richieste di protezione umanitaria successive al 5 ottobre: un numero esiguo, se si tiene in considerazione il fatto che gli sbarchi di migranti sono drasticamente diminuiti (circa il 90%).

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