Laureata in Medicina, non può lavorare nel pubblico. La storia di Engy: “Aspetto la cittadinanza dal 2013”

engy riead

Ha 26 anni, è di nazionalità egiziana e vive in Italia da 16. E’ medico ed è membro di presidenza di Amsi, l’associazione dei camici bianchi in Italia. Ma nonostante ciò, non può lavorare nel settore pubblico.

Il motivo che impedisce ad Engy Riead di svolgere a pieno la propria professione è la mancanza della cittadinanza italiana.

Venendo a mancare questo requisito, la 26enne egiziana è automaticamente esclusa dalle strutture pubbliche: il giovane medico deve quindi rimediare un impiego nel privato.

In Italia ci sono tantissimi casi simili a quello di Engy Riead, ed è la stessa 26enne a dire con forza che questo “modus operandi” è sbagliato.

“Veniamo considerati medici stranieri – ha detto Engy durante un’intervista – Ma sono in Italia da così tanto tempo che ci vorrebbe un’altra parola per definirci”.

I numeri rivelano che sono 19.000 i medici stranieri che non possono lavorare nelle strutture pubbliche del nostro Paese perchè sprovvisti della cittadinanza italiana. Se si prendono in considerazione anche i parasanitari, la cifra raggiunge addirittura quota 80.000.

Nell’intervista pubblicata dal sito “NuoveRadici.world”, Engy Riead afferma di avere un permesso di soggiorno e di essere in attesa della cittadinanza italiana da ben 6 anni. La 26enne si è laureata a luglio dell’anno scorso.

“Sono medico in una struttura privata e sto aspettando di fare il test per la specializzazione in Medicina legale – ha detto Engy – Ma quello di poter lavorare in un ospedale pubblico, in un Policlinico universitario, rimane un grande sogno per tanti medici come me. Dopo tutti questi anni di studio, alla fine vorrei solo fare il lavoro che mi piace nel Paese che mi piace”.

La giovane egiziana ha poi rivelato di essere molto legata al suo Paese e alle tradizioni, ma di non portare il velo.

Ho il rispetto delle mie tradizioni e della cultura, ma non porto il velo – ha aggiunto la dottoressa – Parlo italiano, ragiono come un’italiana, la mia cultura è italiana”.

E sul razzismo ormai sempre più crescente in Italia: “Prendersela con gli stranieri è il modo più facile per non guardare ai propri problemi – conclude – Io vorrei solo poter aiutare con il mio lavoro il Paese che amo e dove vivo”.

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