permesso soggiorno sei mesi

Non sono passate inosservate le lacrime della ministra per le Politiche Agricole, Teresa Bellanova, nell’annunciare la regolarizzazione dei migranti all’interno del DL Rilancio presentato ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

La commozione della Bellanova, come ha spiegato la stessa ministra, è dovuta al fatto che quel provvedimento riguarda anche la sua storia. Ma non solo. La regolarizzazione dei migranti arriva dopo settimane dure, impegnative, dove lo scontro è stato forte anche all’interno della maggioranza di governo, oltre alle pesanti critiche piovute dall’opposizione (Lega e Fratelli d’Italia hanno parlato di “sanatoria di massa per gli immigrati clandestini”, ndr).

“Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili”, ha aggiunto la Bellanova, ed è un concetto sposato anche dalla sua collega al Viminale, Luciana Lamorgese: “Credo che questo provvedimento di regolarizzazione e di emersione garantista allo stesso tempo, soprattutto nel contesto emergenziale attuale, la dignità delle persone, la sicurezza sanitaria, la tutela della legalità e le esigenze del mercato del lavoro”, ha detto il ministro dell’Interno.

Con questo provvedimento, il governo consente a moltissimi lavoratori stranieri di uscire dalla piaga del lavoro nero, garantendo al tempo stesso a settori cruciali come quello agricolo e quello domestico di reggere l’urto del coronavirus ed evitare il tracollo economico.

La regolarizzazione vale infatti per tre macrosettori: agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura; assistenza alla persona; lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare.

Il lavoro di mediazione con il Movimento 5 Stelle ha portato a stabilire un permesso di soggiorno di sei mesi. Per regolarizzare i migranti, il datore di lavoro dovrà versare 400 euro per ogni lavoratore, più un contributo forfettario per le somme dovute dal datore di lavoro a titolo retributivo, contributivo e fiscale. Per l’ottenimento del permesso temporaneo, il costo è di 160 euro, più 30 euro per il costo della trasmissione.

Ci sono anche delle condizioni che rendono la domanda inammissibile, come ad esempio i datori di lavoro condannati negli ultimi 5 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o gli stranieri colpiti da un provvedimento di espulsione o condannati per reati come i delitti contro la libertà personale, per i reati «inerenti gli stupefacenti», il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per reati di sfruttamento della prostituzione o di reclutamento minori da impiegare in attività illecite.

In più, se lo straniero è considerato “una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali l’Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone” la domanda di regolarizzazione viene respinta.

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