basket ius soli sportivo

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Basket, bloccati nell’attività sportiva agonistica solo perché privi della cittadinanza

Hanno 12 anni, giocano da 5, ma non essendo cittadini italiani (anche se sono nati qui) fino al nulla osta della loro federazione straniera non possono scendere in campo

Non importa quanto un adolescente possa essere forte e quanta passione metta nel praticare il suo sport preferito. Di fronte alla legge e alle regole federali tutto questo passa in secondo piano e adesso lo hanno scoperto anche due ragazzini di 12 anni che giocano regolarmente a basket da quando ne avevano sette ma almeno per il momento non potranno proseguire nella loro carriera, almeno a livello agonistico.

Succede infatti come ha denunciato pubblicamente il Novara Basket, società che opera sul territorio dal 1980 ed ha sempre avuto un occhio di riguardo per il suo Settore Giovanile come dimostrano i circa 650 tesserati compreso il Minibasket, che dei atleti promettenti siano costretti a vedere i loro compagni da fuori perché se non interverrà la Federazione Basket non possono più far parte della società anche se nessuno vorrebbe lasciarli a casa.

Uno infatti ha genitori russi e l’altro nigeriani, quindi per la legge italiana sono entrambi extracomunitari. Così dallo scorso settembre quello che avevano imparato in questi cinque anni di basket non serve a nulla perché per regolamento sono considerati stranieri nonostante siano nati e vissuti sempre in Italia.

Una norma che la società non può contestare ma certamente non comprende come ha spiegato il presidente, Ugo Finetti, a ‘La Repubblica’: “Come sempre anche quest’anno la nostra società ha tesserato i ragazzi uscenti dal Minibasket e che ora fanno parte della categoria Under13, ma due di loro anche se hanno un permesso di soggiorno illimitato vanno a scuola qui da quando sono nati e si allenano con noi da molti anni, sono soggetti a una sospensione finché non saranno stati fatti tutti i controlli previsti da un regolamento del tutto anacronistico”.

Infatti la società deve presentare formale richiesta, la Federazione Italiana Pallacanestro a sua volta inoltra la domanda alla Federazione internazionale e quest’ultima deve ottenere dalla federazione del Paese da cui proviene formalmente il ragazzo una certificazione che dimostri come non sia stato tesserato o abbia partecipato a campionati nel suo Paese.

Fino a qualche anno fa i casi erano pochi, ma con l’aumento dei ragazzi nati da genitori immigrati ma impossibilitati a prendere la cittadinanza italiana alla luce dell’attuale legge che non è stata ancora modificata, il numero è destinato a crescere in maniera considerevole.

In più i tempi rischiano di essere sempre lunghi, danneggiando le società che hanno investito su questi atleti giovani ma soprattutto loro che chiederebbero soltanto la libertà per poter praticare uno sport. Fino a quando non arriva il nulla osta, impossibile farli scendere in campo e anche se le due famiglie hanno perfettamente compreso il problema, la situazione li danneggia.

In realtà dal gennaio 2016 è stato introdotto lo ‘ius soli sportivo‘ e quindi i due ragazzini grazie a questo presto potrebbero tornare a giocare. Ma nel frattempo potrebbero rischiano di perdere l’interesse, oltre che la voglia.

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