Ius Culturae, a beneficiarne sarebbero 100.000 ragazzi: lo 0,19% della popolazione

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La ministra per la famiglia Elena Bonetti ha riaperto la discussione e il dibattito politico su un tema molto importante come lo Ius Culturae, che prevede la cittadinanza italiana a tutti coloro che abbiano completato un ciclo di studi in Italia.

Come riportato anche dall’agenzia ANSA, proprio nella giornata di oggi, giovedì 3 ottobre 2019, è ripreso alla Camera l’esame del disegno di legge su questa misura.

Ad annunciarlo alla Commissione Affari Costituzionali è stato il presidente Giuseppe Brescia, che ha anche assunto il ruolo di relatore, in sostituzione di Roberto Speranza, eletto ministro della Salute del nuovo governo “giallorosso” dal premier Giuseppe Conte.

Ma facendo due calcoli, quanti tra ragazzi e ragazze beneficerebbero effettivamente dell’introduzione dello Ius Culturae?

Stando all’indagine condotta dal sito Wired, che ha incrociato i dati del MIUR e quelli forniti dall’ISTAT, i bambini/ragazzi di nazionalità straniera nell’anno scolastico 2017/2018 sono in tutto 132.000.

Wired ha deciso di tenere conto solo dei 102.000 giovani e giovanissimi “extracomunitari”, probabilmente quelli più interessati ad ottenere la cittadinanza italiana.

Portando la questione su un piano di percentuali, si evince come i 102.000 stranieri che hanno completato un ciclo scolastico nel 2018 (ammesso che per tutti loro sia arrivata la promozione, ndr) sono appena lo 0,19% dell’intera popolazione italiana.

L’incremento più significativo?

Avverrebbe a Prato, dove è presente da tempo una nutrita comunità cinese: con l’eventuale introduzione dello Ius Culturae, la popolazione della città toscana aumenterebbe dello 0,6%.

Un dato, quest’ultimo, che va ovviamente a “smontare” la retorica montata ad arte da tutti coloro che si oppongono fermamente a questo provvedimento paventando improbabili “invasioni” o “sostituzioni etniche”.

Come spiegato anche da Wired, consentire a questi studenti stranieri di diventare a tutti gli effetti italiani non basterebbe neppure per arginare il calo demografico.

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