Ius culturae, 5 Stelle e Pd frenano sulla riforma della cittadinanza italiana

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La riforma della legge sul cittadinanza italiana basata sullo Ius culturae slitterà almeno fino al 2020. Anche all’interno del Partito Democratico non sono tutti convinti.

La riforma della cittadinanza italiana basata sullo Ius culturae sembrava finalmente destinata a decollare dopo la nascita del nuovo governo con maggioranza 5 Stelle-Pd. I democratici l’avevano messo come uno dei loro primi punti nell’accordo programmatico.

E i Pentastellati avevano concordato, pur di portare a casa l’appoggio sul taglio dei parlamentari. Invece è tutto rinviato, almeno fino alla primavera del 2020.

Ai 5 Stelle interessa relativamente, le loro battaglie sono altre. Ma adesso anche diversi esponenti del Pd hanno messo un freno alla modifica della legge che dal 1992 regola la cittadinanza italiana.

A confermarlo sono state nelle ultime ore le parole di Alessia Morani, sottosegretaria allo Sviluppo e voce autorevole nel Pd.

La parlamentare ha pubblicato un post sul suo profilo Facebook spiegando la sua posizione.

Pur essendo consapevole che potrà attirarsi molte critiche, meglio chiarire: “Premetto che lo ius culturae è un principio sacrosanto e una legge di grande civiltà ma riprendere ora il dibattito sull’approvazione di questo provvedimento è un errore”.

Secondo lei i tempi non sono maturi perché prima il governo dovrà dimostrare che esistono modi diversi per regolare i flussi migratori. Inoltre dovrà attuare serie politiche di integrazione.

E dopo quello che è successo con la Lega al governo, la riforma della legge sulla cittadinanza potrebbe non essere compresa.

Una posizione condivisa anche da Giuseppe Brescia, presidente 5 Stelle della commissione Affari Costituzionali. Ha spiegato che un accordo è lontano, non esiste nemmeno ancora un testo base.

E poi adesso in Commissione ci sono altre priorità a cominciare dal conflitto di interessi e dal taglio dei parlamentari.

Una posizione espressa anche da Luigi Di Maio, ospite domenica scorsa a ‘Non è l’Arena’ che ha indicato una serie di provvedimenti più urgenti. Tra questi anche la riforma della Giustizia e la riforma della Sanità.

Matteo Renzi, che ha appena varato la nascita di Italia Viva, è categorico. Se i numeri ci sono ed esiste condivisione bene, altrimenti prenderanno atto che al momento non si può fare.

Un suo ex compagno di partito, Graziano Delrio, che è anche capogruppo democratico alla Camera: “Si tratta di ragazzi e bambini che sono nati, vivono e studiano in Italia. Questo accordo, più moderato rispetto al nostro testo originario, è aperto ai contributi di tutti coloro che non fanno propaganda sulla pelle di questi ragazzi ma riconoscono che la democrazia ha tutto da guadagnare nel dare più diritti”.

Sulla stessa linea il neo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, convinto che possa essere l’unico sistema utile per l’integrazione.

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