Matteo Salvini passa dalle parole ai fatti.

Come più volte promesso nelle ultime settimane, specialmente in concomitanza con il caso della nave Diciotti (che ha portato all’indagine del pm di Agrigento nei confronti del ministro dell’Interno, ndr), il vicepremier del governo Conte e leader della Lega sta per portare nelle Aule del Parlamento il decreto migranti, che reca “disposizioni urgenti in materia di rilascio di permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario nonché in materia di protezione internazionale, di immigrazione e di cittadinanza”.

Nel provvedimento, fa sapere Adnkronos, viene praticamente abrogato l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, mentre viene introdotta “una tipizzazione delle tipologie di tutela complementare”.

Proprio sul permesso di soggiorno umanitario si concentra buona parte dell’impianto del decreto migranti, che dovrebbe giungere in Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni.

Nella relazione si evidenzia la sproporzione “tra il numero di riconoscimenti delle forme di protezione internazionale espressamente disciplinate a livello europeo (nell’ultimo quinquennio, status di rifugiato: 7%; protezione sussidiaria: 15%) e il numero dei rilasci del permesso di soggiorno per motivi umanitari (25%, aumentato fino al 28% per l’anno in corso)”.

In pratica, si legge nel decreto migranti, la tutela umanitaria è passata dall’essere una misura residuale al beneficio maggiormente riconosciuto dal sistema nazionale.

Inoltre, il decreto migranti affronta anche la questione inerente il rimpatrio, che troppo spesso viene eluso. Per questo, il decreto fortemente voluto da Salvini introduce “misure necessarie ed urgenti per assicurare l’effettività dei provvedimenti di rimpatrio di coloro che non hanno titolo a soggiornare nel territorio nazionale, con nuove disposizioni in materia di trattenimento”.

Per quanto riguarda poi la protezione internazionale, il ministro dell’Interno dà seguito a quanto già espresso di recente, ovvero la necessità di ampliare quella categoria di reati “che, in caso di condanna definitiva, comportano il diniego o la revoca della protezione internazionale, inserendovi ipotesi delittuose di particolare gravità che destano allarme sociale”.

Tra questi, vanno segnalati i reati di violenza sessuale e i reati di produzione, traffico e detenzione ad uso non personale di stupefacenti, nonché di rapina ed estorsione.

Il decreto introduce anche norme più severe in tema di concessione della cittadinanza alla luce “dell’accresciuta minaccia terroristica internazionale e dei preoccupanti fenomeni di contraffazione dei documenti dei Paesi d’origine prodotti dai richiedenti” e stabilisce la revoca della stessa “ai cittadini stranieri che rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale, avendo riportato condanne per gravi reati commessi con finalità di terrorismo o eversione”.

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